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Recensioni Viale dei misteri

Viale dei misteri di John Irving
Recensioni: 4/5
Invecchiando, e anzitutto quando ricordiamo e sogniamo, viviamo nel passato. Certe volte è lì che ci sentiamo vivi veramente

«Irving è uno dei pochi che sa scrivere un romanzo sul dolore traboccante di umorismo licenzioso e ironico»USA Today

«Un narratore di prim'ordine, un maestro del tragicomico, da annoverare fra i più importanti romanzieri contemporanei»Los Angeles Times

«Di un'originalità superba... Da leggere e ricordare»The Times

Quasi tutti i ragazzini della discarica sono credenti; forse perché è necessario credere in qualcosa quando si vedono così tante cose gettate via. E Juan Diego sapeva quello che sa ogni bambino della spazzatura (e ogni orfano): ogni stupidaggine gettata via, ogni persona o cosa non voluta, è stata voluta una volta, o, in circostanze diverse, "avrebbe potuto" essere voluta

In viaggio dagli Stati Uniti alle Filippine, lo scrittore Juan Diego Guerrero, cinquantaquattro anni, sogna il suo passato in Messico. Sogna la discarica dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza, luogo desolato ma anche, per un bambino quale è lui, prodigiosa montagna di rifiuti da cui sfilare e trarre in salvo i libri. Juan Diego sogna l'adorata sorellina Lupe e i suoi borbottii incomprensibili a chiunque tranne lui, Lupe che sapeva leggere i pensieri delle persone e che amava veramente soltanto due cose: suo fratello e tutti i cani. Juan Diego sogna e risogna i gesuiti dell'orfanotrofio di Oaxaca, e sogna un'incombente statua della Vergine Maria, e anche quell'incredibile incidente avvenuto tra sua madre e la statua della Madonna. Sogna, Juan Diego, ricorda e sogna, entrando e uscendo – complice un'assunzione non proprio ortodossa di betabloccanti e pastiglie più o meno intere di Viagra – da luminosi attimi che nella sua mente sono eterni e bui recessi nei quali continua a sprofondare. Commovente è la maestria con cui John Irving racconta questo lungo e impressionante viaggio. Prende l'impalpabile materia dei ricordi e le dà forma rigirandola tra le mani, e infine ci consegna un romanzo vivace e pieno, un oggetto solido; come fosse un dado che, lanciato e rilanciato a più riprese, fa di continuo comparire e scomparire personaggi sorprendenti e tracce di vita.)
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