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A capo della più potente compagnia di appaltatori di tasse operante a Milano ai tempi di Maria Teresa, un self-made man divenuto tra i personaggi più influenti nella vita economica e politica della città, forte di una fitta rete di legami internazionali, il finanziere, negoziante e imprenditore Antonio Greppi è certamente noto, non fosse altro che per le polemiche che contro di lui levarono gli illuministi lombardi nel tentativo di trasferire allo stato la gestione del prelievo fiscale. Meno noti sono i figli Paolo e Giacomo. Le circa duecento lettere da entrambi scritte al padre Antonio durante un viaggio in Europa dal 1777 al 1781, e qui trascritte, offrono grandi sorprese. La fonte di non comune interesse, conservata nell'Archivio di Stato di Milano nel fondo Greppi, è ora consegnata al pubblico in un'edizione ricca di un apparato iconografico di grande fascino, che documenta luoghi e modalità del commercio, della finanza, del viaggio in Europa. I curatori hanno allegato alla trascrizione un apparato di note e nell'introduzione analizzano il fondo epistolare, considerandolo espressione delle logiche di una grande famiglia imprenditrice. Si tratta in realtà di due viaggi che si intrecciano e per un certo periodo si uniscono, quello di Paolo, che muove da Cadice, e quello di Giacomo, che parte da Amburgo, le città dove i due trentenni gestivano floride case di commercio fondate dal padre. Entrambi percorrono l'Europa trasferendo al padre informazioni di straordinario interesse per la conoscenza dei meccanismi commerciali e finanziari del tempo. Ma non solo: Paolo, soprattutto, fissa annotazioni di carattere politico e culturale, descrive luoghi della natura, tratteggia con acume personaggi politici, intellettuali e siti d'arte.
Dino Carpanetto
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