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2004
21 ottobre 2004
150 p., Brossura
9788871984865

Voce della critica

In questa sorta di compendio aforistico intercalato a versi fermenta di tutto: umori e malumori connessi con la polemica scatenata da Walser/Messmer a proposito della "colpa tedesca", il timore della perdita di consenso, la stizza per il "bordello pubblicitario" di stampa e tv, la solitudine soprattutto: negata e cercata in una continua, lacerante contrattazione con se stesso.

Il viaggio annunciato nel titolo è in realtà una coraggiosa discesa nell'io senile di Walser. Scorrono, è vero, vedute dal treno di una Germania a ridosso della riunificazione, fulminanti ritratti di passeggeri, volti di lettrici che come onde si sovrappongono nelle tournée del noto scrittore tedesco. C'è poi nella sezione centrale la California universitaria, popolata da accademici che da un party all'altro inseguono l'ospite tedesco con la loro ingombrante produzione poetica. Ma si tratta di episodi secondari. Perché Messmer scantona, inventa scontri e incontri immaginari − e intanto indaga le sue nevrosi coltivandole come un privato vizio da camera. È questo scandagliare la vecchiaia tra declino e sussulto vitale il baricentro del libro, e già s'intravede la materia dell'ultimo romanzo, Der Augenblick der Liebe (L'attimo dell'amore, Rowohlt, 2004). Qui, in questi rapidi appunti, il patto autobiografico è ancora trasparente: il frammento è lo specchio in cui Walser si ama, si disprezza e si riconosce, invecchiato ma ribelle, offeso ma avido di successo, corpo, natura.

"La vita è una ferita" scrive Messmer. Accettato. Però il sesso delle donne. E quella voglia di comprare pornografia al chiosco accanto. Poi le studentesse di Los Angeles, e l'altro linguaggio – l'americano del campus – che comincia a frullargli dentro, insediandosi come una terza voce nella scrittura. Si viviseziona, Messmer, e intanto beve con gli occhi la giovane carne di lei in short e scarpe da ginnastica. Ne osserva il passo, "un passo che quando va si apre di continuo, un passo che accoglie". E si rinfocola Walser, classe 1927: "Che vi siano uomini che hanno età diverse, è un errore diffuso dai più giovani. Finché un uomo vive ha la stessa età di tutti gli esseri viventi". Dunque: have it all nowcome ammicca lo stampatello del "NY Times", subito recepito come invito alla danza. Erotica, s'intende. Ma in fondo vuole e non vuole, Messmer, e nel dubbio si sdoppia in un duello tra "io" e "lui", autolegittimandosi alla fine in un comico verdetto: The sex-driven-male. Poi però s'inchioda nel nulla della sua condizione senile, incerta, oscillante – mirabilmente soccorsa dalla forma disarticolata del frammento.

Sono pagine di scavo psicologico intense e taglienti, ben rese dal traduttore anche se, forse temendo l'incompetenza del lettore italiano, confina in nota gli inserti in lingua straniera. Fitta di rimandi filosofici e letterari è la postfazione. Peccato che Coppelotti, come già chiosando la Morte di un critico (cfr. "L'Indice", 2004, n. 6), non rinunci a strattonare Walser verso destra mettendoci del suo: traduce jüdisch con "giudaico" (p. 74), scalpita in nota contro Brecht, Adorno, "l'ideologia dominante" (di sinistra) e i "nemici della pena di morte". Inquietante risulta quindi la sua invettiva finale, estrapolata appunto dal discusso romanzo di Walser: "Stia all'erta, signor Ehrl-König! Questa notte all'ora zero si contrattacca". Un minaccioso appello alla guerra vera, sul terreno, della quale non tutti sembrano ancora stanchi.

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Conosci l'autore

Martin Walser

1927, Wasserburg

Martin Walser è stato uno scrittore tedesco. Esordì nel Gruppo 47. Dopo un inizio secondo schemi narrativi collaudati in Un aeroplano sopra la casa (Ein Flugzeug über dem Haus, 1955) e Matrimoni a Philippsburg (Ehen in Philippsburg, 1957), Walser si rivela narratore originale e inconfondibile in Dopo l’intervallo (Halbzeit, 1960). Il suo protagonista, ciarliero assertore e vittima della società dei consumi, sarà al centro di altri due romanzi, L’unicorno (Das Einhorn, 1966) e La caduta (Der Sturz, 1973). Le prose successive (Al di là dell’amore, Jenseits der Liebe, 1976; Un cavallo in fuga, Ein fliehendes Pferd, 1978; Lavoro dell’anima, Seelenarbeit, 1979; La casa dei cigni, Das Schwanenhaus, 1980) rappresentano storie di uomini...

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