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Ci furono brogli per far vincere alla Repubblica lo storico referendum istituzionale del 2 giugno 1946 ? Scommetto che ci sono ancora oggi moltissimi italiani (compreso me) che risponderanno: Sì, certo ! Ecco, questo volume, scritto da uno dei più grandi giornalisti italiani, ci fornisce, una volta per tutte, una risposta chiara e incontrovertibile: no, non ci furono brogli. Di fatto, non fu la Repubblica a vincere, bensì la Monarchia a perdere perché era già debole nel cuore degli italiani. Inoltre l'allora Ministro degli Interni Romita mise in atto una efficacissima propaganda a favore della Repubblica. Il volume è breve,(novanta pagine), ma avvincente e si legge tutto d'un fiato. Di seguito alcuni passaggi:" Romita aveva un piano per far trionfare la Repubblica, o per agevolare quella vittoria che era nelle cose. Non organizzò brogli......Vi furono inevitabili irregolarità......dovute alle passioni del momento e alle difficoltà dell'organizzazione. Molte liste erano incomplete, o troppo abbondanti. Vi fu chi non ricevette il certificato e chi votò più di una volta. Organizzazioni armate terrorizzavano intere regioni......Il piano è descritto da lui stesso nel libro di memorie postume......Egli pensava che fosse innanzitutto necessario dare al Paese la sensazione che i giochi erano fatti, che non c'era più rimedio, che la Repubblica aveva vinto e la Monarchia aveva perso prima ancora che si cominciasse a votare. La cosa......non era difficile, né lontana dal vero. Il momento era catastrofico per la Monarchia.......Gli Alleati vincitori, che controllavano ancora formalmente la vita politica italiana, erano tutti per la Repubblica.......Gli Inglesi......erano per la Repubblica in obbedienza a un loro antico pregiudizio, per punire Casa Savoia che aveva dichiarato la guerra e perché speravano una Repubblica italiana più pronta ad accettare le dure condizioni del trattato di pace. Gli americani per tradizione nazionale......I francesi per ragioni storiche."
Il volume, nonostante la brevità, ricostruisce molto bene e con varie interpretazioni i giorni del Referendum del '46. L'autore, del resto, ne fu protagonista, sia come vice-direttore del Tempo ma anche per la fidata amicizia che lo legava a Re Umberto. Non è per niente noioso e la lettura è molto scorrevole e agevole e nella parte conclusiva finanche commovente.
ricostruzione storica seria, un pò noiosa
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