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Bravissimo Marco Goldin. Di Van Gogh, è riuscito a fare una giusta miscela tra le lettere spedite a suo fratello Theo, i suoi dipinti e la sua vita travagliata da far uscire appunto una autobiografia dalla lettura piacevolissima. Come per le mostre da lui organizzate per un ampio pubblico, anche questo libro ne ricalca le finalità, dando a tutti la possibilità di avvicinarsi all'affascinante mondo della pittura e non solo agli specialisti che talvolta solo loro si ritengono depositari della verità.
L'autore non è né uno storico dell'arte, né un filologo, ma un imprenditore dalle invidiabili doti organizzative. Il risultato è un libro discutibile, scritto con uno stile ammiccante che spesso sfocia nel sentimentalismo: "Vincent che cammina va incontro alle persone, le riconosce. Si alza ogni mattina verso qualcuno che gli si possa far vicino" , e così via. Molto meglio sarebbe stato intraprendere la traduzione integrale delle lettere di Van Gogh (impegnativa, certo: più di 2000 pagine in sei volumi, stando all'edizione che fa testo, pubblicata dal museo dal Museo Van Gogh di Amsterdam). Oppure ci si può rivolgere alle diverse scelte antologiche dell'epistolario tradotte in italiano. Tuttavia anche un libro divulgativo di questo tipo può servire ad avvicinare qualcuno al maestro olandese. Motivo per cui gli assegnamo due stelle.
Per chi ama Van Gogh è un libro imperdibile. Per chi non lo ama in maniera particolare, per chi addirittura lo detesta, è un'occasione per rivedere i propri giudizi. La descrizione di una vita fatta attraverso le opere e soprattutto le lettere scritte lungo tutto l'arco della sua vita è un sistema innovativo che porta a risultati notevolissimi. Molto interessante il saggio che costituisce il primo capitolo dell'opera, che entra nell'uomo Van Gogh per trovare l'artista. Un approccio originalissimo che mancava nella sterminata produzione sul pittore forse più famoso della storia dell'arte..
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