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Anno edizione: 2021
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Questo volume offre la più ampia scelta delle lettere di John Keats (Londra, 1795 - Roma, 1821) mai pubblicata in Italia, ed è corredato da accurate, illuminanti note di commento.
«Le più straordinarie e importanti lettere che siano mai state scritte da un poeta inglese.» – T. S. Eliot
Bastarono poche stagioni di frenesia creativa, prima della morte a venticinque anni, per fare di John Keats il poeta romantico per eccellenza: un giovane in continuo fermento e in costante trasformazione, immerso nel labirinto del proprio tirocinio poetico, con una mente assetata di grandezza e bellezza, logorata da un inafferrabile languore esistenziale e sempre pronta all’intuizione folgorante. Ma chi era il vero John Keats? Per scoprire la fisionomia che si celava dietro la maschera dei versi, indispensabile è il suo esuberante epistolario, crogiolo di prosa e versi estemporanei, idee filosofiche e teorie poetiche, in cui Keats riversa sogni, speranze, delusioni, paure, frustrazioni, amori e gelosie, con irreprimibile spontaneità. Dal tono scanzonato del diario di viaggio nel Nord dell’Inghilterra e in Scozia alle note ardenti e tormentose della corrispondenza con Fanny Brawne, dalle lunghe missive affettuose al fratello George e alla cognata oltreoceano a quelle briose e colloquiali indirizzate agli amici più cari e a poeti come Hunt e Shelley: sempre affiora e si espande una personalità complessa e insofferente, spesso geniale – e votata all’infinito: «Ciò che penso dell’amore ritengo infatti sia valido per tutte le nostre passioni: nella loro forma più sublime, sono tutte creatrici di bellezza assoluta».
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Cinque anni, dal 1815 al 1820, di vorticoso, fantasmagorico epistolario, che – oltre a documentarci nella maniera più completa e veritiera sull’esistenza quotidiana del poeta – ci fornisce preziose indicazioni sulla sua produzione poetica, e sull’estetica che ne è sottesa. In esso Keats rivela, attraverso una prosa contraddittoriamente raffinata e colloquiale, frizzante e ponderata, familiare e compita (talvolta addirittura approssimativa nella sintassi e nella grammatica), ogni emozione, paura e aspirazione, l’amore tormentato e passionale per Fanny Brawne, l’affetto per i fratelli e gli amici, l’arguta considerazione per i poeti coetanei. Ma non si limita a un colloquio circoscritto ai sentimenti, poiché spesso travalica la contingenza comunicativa per affrontare argomenti filosofici, valutazioni di profondo spessore critico, bozzetti satirici e resoconti di viaggi, inframmezzati da poesie di ogni tipo: ballate, sonetti, stralci di tragedie, odi, epistole in versi. Lo stile è vigoroso, perennemente esaltato, ricco di intuizioni folgoranti. Qualsiasi esperienza vitale serve a Keats da spunto e contributo alla produzione poetica. La riflessione sulla poesia è infatti il tema più appassionatamente ribadito, poiché nella sua visione ideologica ed esistenziale, scrittura e vita si identificano completamente; alla propria opera il poeta ha il dovere e il compito di dedicare ogni attimo delle sue giornate, anche pagando con la solitudine, il fallimento professionale e la povertà, per farsi portavoce dell’Assoluto, della Bellezza, della Verità. L’epistolario ha assunto in due secoli la levatura e l’importanza di capolavoro, al pari della più celebrata produzione in versi di Keats. Tanto maggiormente opportuna, quindi, la proposta di Adelphi, che ha saputo valersi dell’ottima traduzione (particolarmente felice nelle versioni poetiche) di Gallenzi, che in sessanta pagine di note puntuali e scrupolose ha fornito al lettore vitali strumenti di conoscenza e interpretazione.
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