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Vajont: quelli del dopo - Mauro Corona - copertina
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Vajont: quelli del dopo - Mauro Corona - copertina
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Descrizione


Fu come un colpo di falce. Il 9 ottobre 1963, alle 22.45, duemila persone e un intero paese furono cancellati per sempre. Più di quanrant'anni sono passati e il ricordo dei morti è ancora sospeso sulla valle. Anche se i fatti di quella terribile notte diventano sempre più lontani, quel passato resta inciso sulla pelle di chi l'ha vissuto. Come Mauro Corona, lo scrittore-alpinista di Erto; e come i personaggi di questo testo inedito. All'osteria del Gallo Cedrone sei uomini si ritrovano a discutere fuori dai denti, tra un bicchiere di vino e l'altro, sulle responsabilità della tragedia; sul dopo Vajont, su chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso. Dalle loro parole ruvide e coinvolte emergono accuse, notizie, fatti.
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Dettagli

2006
Tascabile
2 maggio 2006
73 p., Brossura
9788804558170

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n.d.
Recensioni: 3/5

Purtroppo non lo ero accorta che lo avevo già...cmq bello....

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zombie49
Recensioni: 2/5

Quattro superstiti della tragedia del Vajont si ritrovano in un'osteria a discutere di quella terribile sera del 9 ottobre 1963, in cui uno tsunami artificiale, causato da una frana precipitata dal Monte Toc nell'invaso sottostante, cancellò in pochi secondi oltre duemila vite e antichi villaggi contadini. Non parlano della tragedia, troppo presente nella loro memoria, gli ertani, ma del dopo: dei sussidi statali, delle speculazioni, delle responsabilità dell'Enel e del governo, del nuovo paese di cemento e del vecchio lasciato in abbandono, in cui le case fatiscenti crollano le una sulle altre come tessere del domino. Sono trascorsi oltre 40 anni, gli avventori al tempo del disastro erano bambini o adolescenti, ma non possono dimenticare, carichi di rancore e rimpianti, una vita intera trascorsa nel passato. Solo l'oste, nato dopo il '63, dice che bisogna andare avanti, magari recuperando le antiche case, aprirsi al turismo e accettare i forestieri. Sono banali discorsi da bar, e non solo di Erto ma comuni in tutto il mondo, la contrapposizione fra un passato scomparso e idealizzato, e un presente disilluso e inaccettato. Perché oggi anche i contadini vogliono strade asfaltate, case confortevoli e riscaldate, una vita fatta non solo di fatica. La conclusione è ironica e amara: anche i quattro avventori, infatti, quando un foresto entra e chiede all'oste di accendere la TV, tacciono e spostano le sedie x guardare la partita. Un racconto, più che un libro, di 50 pagine a grandi caratteri, pieno di luoghi comuni, sia pure sullo sfondo di un'immane tragedia. Non ho trovato qui né il racconto di come la sorte, quella sera, volle graziare i sopravvissuti, né la descrizione della lotta del dopo, x ricostruire un'esistenza dalle macerie di quella precedente. Una delusione, forse voluta da Corona x non dividere con altri una memoria x lui sacra.

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laura
Recensioni: 5/5

riflettiamo mentre lo leggiamo

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Conosci l'autore

Mauro Corona

1950, Erto (Pordenone)

Ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Intanto, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d'Europa; dal secondo invece l'amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto oltre trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d'Oltre-Piave.È autore di, tra gli altri, Il volo della martora (CDA & VIVALDA, 1997, riedito da Mondadori nel 2014), di Finché il cuculo canta (1999), Gocce di resina (2001) e La montagna (2002) per Biblioteca dell'Immagine. Per i tipi Mondadori invece ha scritto Nel legno e nella pietra (2005), Aspro e dolce (2006), Vajont: quelli del dopo (2006),...

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