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Un' utopia conservatrice. Storia degli slavofili - Andrzey Walicki - copertina
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Descrizione


«Il problema storico aperto, e antico, è quello della natura "speciale" dell'intelligencija russa, problema all'illuminazione del quale lo storico polacco ha dato, con questo libro, un assai notevole contributo. Probabilmente, la prospettiva adeguata di tale questione è quella schiusa da una comparazione non sonolo con la cultura europeo-occidentale, ma anche con la storia delgi intellettuali di paesi extraeuropei come Cina, India e Giappone. In questo preciso senso... la Russia è veramente cultura "euroasiatica, punto focale di una storia intellettuale moderna». (Vittorio Strada)


“La questione degli «antecedenti» di un’ideologia può essere affrontata in due modi: come un’indagine sulla genealogia dei suoi singoli elementi, o come ricerca di «quadri di riferimento». In accordo con le premesse generali su cui fonda questo libro, a noi interessa soprattutto il secondo. In altri termini, la ricerca di anticipazioni, l’arretramento cronologico della genesi di singole idee e singoli contenuti della dottrina slavofila non è per noi fine a se stesso; ci interessa non un contributo in termini di «storia delle influenze», ma il poter determinare una prospettiva di interpretazione, grazie all’individuazione nel pensiero russo preslavofilo di quei nodi problematici, al di fuori dei quali lo slavofilismo resterebbe come sospeso in aria, senza un confronto con i quali sarebbero incomprensibili e le sue caratteristiche specifiche e il suo posto nella storia intellettuale russa. Posto in tali termini, il problema esige ovviamente una selezione e una strutturalizzazione della materia di indagine approfondita. A queste condizioni è possibile inquadrare la questione degli antecedenti dello slavofilismo nell’ambito della storia di tre antitesi: I) l’antitesi fra «vecchia» e «nuova» Russia, ovvero la critica retrospettiva alle riforme di Pietro il Grande e, ad essa collegata, l’esaltazione della «antica Russia»; 2) l’antitesi fra Russia e Europa; 3) l’antitesi fra «vecchia» e «nuova» Europa, creata dal pensiero conservatore europeo come reazione alla rivoluzione francese. Tra la terza e la prima di queste «antitesi» c’è una certa analogia, ma il suo campo d’azione è limitato: l’una infatti nacque nella Russia del XVIII secolo, in un’epoca in cui le strutture fondamentali del suo regime feudale non erano ancora minacciate; l’altra nell’Europa occidentale, al contatto con strutture sociali qualitativamente nuove, quali quelle capitalistiche. Semplificando, si può affermare che condizione necessaria (sebbene non sufficiente) per la nascita dello slavofilismo fu il manifestarsi di una situazione ideologica nella quale la critica conservatrice alle riforme petrine potesse fondersi organicamente con una problematica nuova, importata sul terreno russo dall’Occidente, attraverso i romantici ljubomudrye : la problematica del romanticismo filosofico e della critica romantico-conservatrice del capitalismo. Una simile situazione, complicata ed arricchita da tutti i fattori specifici della realtà russa, si creò nel paese solo all’epoca di Nicola I.

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Dettagli

1 gennaio 1997
9788806380342
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Indice

Prefazione di Vittorio Strada. Osservazioni preliminari. Nota dell'autore. Dalla storia della problematica. Classici dello slavofilismo. Confronti. Disintegrazione dello slavofilismo. Continuazioni e ispirazioni. Indice dei nomi.

La recensione di IBS

«Il problema storico aperto, e antico, è quello della natura "speciale" dell'intelligencija russa, problema all'illuminazione del quale lo storico polacco ha dato, con questo libro, un assai notevole contributo. Probabilmente, la prospettiva adeguata di tale questione è quella schiusa da una comparazione non sonolo con la cultura europeo-occidentale, ma anche con la storia delgi intellettuali di paesi extraeuropei come Cina, India e Giappone. In questo preciso senso... la Russia è veramente cultura "euroasiatica, punto focale di una storia intellettuale moderna».(Vittorio Strada)
"La questione degli «antecedenti» di un'ideologia può essere affrontata in due modi: come un'indagine sulla genealogia dei suoi singoli elementi, o come ricerca di «quadri di riferimento». In accordo con le premesse generali su cui fonda questo libro, a noi interessa soprattutto il secondo. In altri termini, la ricerca di anticipazioni, l'arretramento cronologico della genesi di singole idee e singoli contenuti della dottrina slavofila non è per noi fine a se stesso; ci interessa non un contributo in termini di «storia delle influenze», ma il poter determinare una prospettiva di interpretazione, grazie all'individuazione nel pensiero russo preslavofilo di quei nodi problematici, al di fuori dei quali lo slavofilismo resterebbe come sospeso in aria, senza un confronto con i quali sarebbero incomprensibili e le sue caratteristiche specifiche e il suo posto nella storia intellettuale russa.
Posto in tali termini, il problema esige ovviamente una selezione e una strutturalizzazione della materia di indagine approfondita. A queste condizioni è possibile inquadrare la questione degli antecedenti dello slavofilismo nell'ambito della storia di tre antitesi: I) l'antitesi fra «vecchia» e «nuova» Russia, ovvero la critica retrospettiva alle riforme di Pietro il Grande e, ad essa collegata, l'esaltazione della «antica Russia»; 2) l'antitesi fra Russia e Europa; 3) l'antitesi fra «vecchia» e «nuova» Europa, creata dal pensiero conservatore europeo come reazione alla rivoluzione francese. Tra la terza e la prima di queste «antitesi» c'è una certa analogia, ma il suo campo d'azione è limitato: l'una infatti nacque nella Russia del XVIII secolo, in un'epoca in cui le strutture fondamentali del suo regime feudale non erano ancora minacciate; l'altra nell'Europa occidentale, al contatto con strutture sociali qualitativamente nuove, quali quelle capitalistiche.
Semplificando, si può affermare che condizione necessaria (sebbene non sufficiente) per la nascita dello slavofilismo fu il manifestarsi di una situazione ideologica nella quale la critica conservatrice alle riforme petrine potesse fondersi organicamente con una problematica nuova, importata sul terreno russo dall'Occidente, attraverso i romantici ljubomudrye: la problematica del romanticismo filosofico e della critica romantico-conservatrice del capitalismo. Una simile situazione, complicata ed arricchita da tutti i fattori specifici della realtà russa, si creò nel paese solo all'epoca di Nicola I.

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