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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Lo scrittore - definito dalla critica «il Čechov turco» - che meglio di ogni altro ha saputo narrare la vita brulicante e misera dei quartieri cosmopoliti di Istanbul
«Lui è nato per osservare il mondo con meraviglia» scrive Sait Faik Abas?yan?k di uno dei suoi tanti doppi che compaiono in questi racconti. «Per stupirsi senza capire nulla. Camminare per le strade, vedere e non vedere che cosa fa la gente». E poi? «Indugiare su un ponte e guardare in basso il colore dell'acqua, ammirare le gambe di una ragazza» - e chiedersi: «quella ragazza, chi riuscirà a baciarla?». Un incorreggibile flâneur: questo è stato Sait Faik, uno dei massimi scrittori turchi del Novecento. Dopo studi irregolari, una manciata di anni trascorsi in Francia, fiacchi tentativi, sempre falliti, di rassegnarsi a un qualsivoglia mestiere, il perdigiorno bramoso di «amare la gente» non ha fatto altro che immergersi nell'esistenza brulicante e misera dei quartieri cosmopoliti di Istanbul, e osservare avidamente, con gli occhi sempre un po' lucidi per il troppo rak?, non solo gli esseri umani - lo attraggono, in particolare, certi «ragazzi di vita» che quasi mai trova il coraggio di abbordare - ma anche i cani, gli uccelli, i pesci, il cielo, il mare, i tram, le chiatte, i taxi... È qui che, tra osterie, bordelli, pasticcerie e alberghetti, vagabonda e beve per tutta la sua breve vita, fino a morire, a soli quarantotto anni, di cirrosi epatica. Eppure questo irriducibile sfaccendato riesce a perseguire con indomabile tenacia la propria vocazione letteraria, e a tracciare, un racconto dopo l'altro, una pennellata dopo l'altra, un affresco partecipe e struggente del mondo stambuliota della prima metà del Novecento - «venditori di giornali, di fiammiferi, di stecche per baveri e bustini, mercanti d'amore ... costruttori, pizzicagnoli, teatranti, scrittori, librai, acquaioli, tabaccai, professori, lustrascarpe, studenti...» - in una prosa asciutta e affilata, e insieme ebbra, franta, trafelata come dopo una lunga corsa, nella quale baluginano, qua e là, folgoranti accensioni liriche: «Desiderava tanto baciare delle labbra: morbide, umide, insipide o saporite, crepitanti come capelli elettrici... Voleva impazzire al calore di una mano».Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E' raro sorprendersi in letteratura. Certo, accade di sussultare per un periodo ben cesellato, per un personaggio in cui è facile immedesimarsi, o per uno scambio di battute ben orchestrato. Ma le voci nuove, che salgono dal profondo e vengono a creare scompiglio, si contano veramente sulle dite di una mano. E questo Walser turco, questo piccolo omino discreto, si intrufola nella tua sensibilità senza darti nemmeno la possibilità di fare qualcosa per evitarlo. I suoi racconti sono emozionanti, audaci, sensibili: qui dentro c'è tutto ciò che serve all'umanità. Creati nel piccolo laboratorio della sua anima, riecheggiano per il mondo come il canto di una balena ferita che manda gli ultimi messaggi all'universo.
L'ho comprato in ebook nel corso di una promozione, non sapevo cosa aspettarmi... Sono rimasta "incantata" dalla prima all'ultima pagina, grazie a una prosa spontanea e molto diretta, a volte espressa in prima persona, che ha la capacità di affascinare, incuriosire, stupire, a volte perfino di commuovere… Meraviglioso!!
Leggo da oltre mezzo secolo libri di tutti i generi per il piacere puro di gustare la scrittura ma quando mi trovo davanti a libri come questo in cui la maggioranza dei racconti è totalmente incomprensibile non riesco proprio a capire come possa essere considerato un capolavoro di un grande scrittore. In tutte le forme di arte penso che la composizione debba per prima cosa risultare comprensibile a tutti , poi vi è libertà di interpretazione e critica
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