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Anno edizione: 2020
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L’ultima nave per Tangeri è un romanzo ossessionato dal mistero dell’amore, intriso di una bellezza malinconica e di un umorismo raro che conferma Kevin Barry come uno dei più talentuosi e premiati autori irlandesi contemporanei.
«Il più incredibile e originale scrittore emerso da queste isole negli ultimi anni». - Irvine Welsh
«Provate a fare il nome di Flann O’Brien. Quello di James Joyce. Di Roddy Doyle. Di Patrick McCabe, di Wilde. E poi provate con Kevin Barry. Vedrete come il suo nome è perfetto, in mezzo agli altri. Kevin Barry è uno dei più originali, coraggiosi e divertenti scrittori mai usciti dall’Irlanda. Farei centinaia di chilometri a piedi per un suo nuovo libro, e tornerei indietro ridendo». - Colum McCann
«È un romanzo di Kevin Barry, quindi ci si aspetta che sia brillante. Tutto il resto è una brillante sorpresa». - Roddy Doyle
Nel porto spagnolo di Algeciras, Maurice e Charlie, due irlandesi sulla cinquantina, tengono d’occhio le navi per Tangeri. Stanno cercando Dilly, la figlia di uno dei due. Maurice e Charlie si conoscono fin dall’adolescenza: sono due ex trafficanti, hanno iniziato a spacciare da giovani, sono cresciuti, hanno fatto i soldi, hanno pestato i piedi ai rivali, si sono dovuti nascondere per non essere ammazzati, hanno attirato la sfortuna, sono andati in esilio innumerevoli volte, hanno bevuto come spugne, si sono strafatti di eroina, hanno amato e tradito la stessa donna, Cynthia, per la quale si sono accoltellati. Ormai tagliati fuori dai giri criminali, Maurice e Charlie, due presenze minacciose soltanto in apparenza, si rivelano per ciò che sono diventati: due ex criminali al verde, due balordi noti come macchiette all’interno del porto, che inseguono un fantasma che forse non è mai esistito se non nella loro immaginazione.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
'L'ultima nave per Tangeri' è un libro tutto sommato godibile. Molto buona l'idea: le vite di due uomini che si dipanano fra le navi che approdano e salpano dal porto di Algesiras in Spagna. A muovere i fili di tutto il romanzo l'attesa di una nave in particolare e la speranza che su questa nave si possa trovare una persona in particolare che possa con la sua presenza colmare tante altre assenze e tanti sensi di colpa. Il romanzo funziona bene, gli incastri fra i vari personaggi sono dinamici e ben oleati, anche gli stessi protagonisti si muovono e si raccontano bene. Forse a mancare è una maggiore profondità, una maggiore incisività, è come se si rimanesse in superficie senza toccare veramente il fondo e questa sensazione è spiacevole. È comunque una buona lettura, un 'Aspettando Godot' fra Spagna ed Irlanda che diverte ed avvince.
Ottobre 2018, Maurice Hearne e Charlie Redmond, due anziani criminali irlandesi (51 anni), si aggirano per il porto di Algeciras (Spagna, a pochi Km a ovest di Gibilterra, approdo e punto di partenza per Tangeri) cercando non Godot, ma Dilly (anni 23, figlia di Maurice) che si è volatilizzata da tre anni. In realtà più che alla sua ricerca sono “Á La Recherche du Temps Perdu” (Proust) poiché, ad ogni ritorno alla stessa data nei capitoli successivi (e.g. 5, 7, 9, 11, quasi ciclici) troviamo il duo intento a ricreare i burrascosi tempi passati. Sempre ai limiti della legge: massiccio commercio di droga, ricchezze accumulate e poi perse in investimenti immobiliari fallimentari, sgarri tra malviventi, il timore di pedinamenti, i regolamenti di conti. Vita spericolata, spesa drogandosi massicciamente, ubriacandosi, compiendo atti auto-lesivi (Maurice che si taglia un occhio) e lesivi sugli amici (Maurice che trancia un legamento della gamba all’amico Charlie), soggiorni in manicomio, amori disperati. Ora, emarginati, sono perfino ignorati dalla polizia che per anni li ha inseguiti. L’ordito è fitto di fili di poesia (anime indurite si sarebbero aggirate con incerta fraternità intorno ai coni di luce; beveva in compagnia soltanto dei suoi demoni; sparuti taxi vagavano stoici come vecchie mucche; le onde avanzavano con la regolarità di una truppa …) come si evince anche dai grandi spazi bianchi (righe vuote) e dagli scarsi spazi neri (righe inchiostrate). E la trama? Non esiste, è un intreccio di sbiaditi ricordi scollegati tra di loro, senza un filo conduttore. Il che spiazza il lettore che, per capirci qualcosa, dovrebbe prima leggere i due capitoli finali (13 e 14, che dissipano la nebbia) e poi riprendere dall’inizio. Dilly, poi, è un fantasma che si muove silenzioso in alcune pagine e che passa inosservato perfino al duo Maurice e Charlie che non la vede neppure sfilare dinnanzi ai loro nasi. Lettura ardua che va affrontata con molto coraggio e abnegazione.
Finalista al Man Booker Prize e in testa alle classifiche americane e irlandesi, “l’ultima nave per Tangeri” è un romanzo breve eppure brillante edito da Fazi editore. I principali protagonisti sono Maurice Hearne e Charlie Redmond, due cinquantenni che attendono da giorni l’arrivo della figlia di Maurice, Dilly. Dilly è una ragazza ventitreenne con i dreadlock, un cane al guinzaglio e la voglia di libertà. In attesa su una panchina del porto di Algeciras, i due uomini osservano i viaggiatori e ripercorrono la loro vita spericolata. Ex trafficanti, ex tossici ed ex delinquenti, Maurice e Charlie, ormai acciaccati, si aggrappano ai ricordi e al fantasma di Cynthia, madre di Dilly e donna disperatamente amata da entrambi. Violenze, soprusi e tradimenti hanno costellato la vita dei due cinquantenni, eppure, cresciuti nella stessa strada irlandese e legati indissolubilmente dall’amore per Cynthia, si ritrovano nuovamente insieme nella speranza di scorgere Dilly tra i passeggeri. Questa attesa permette loro di rivivere delusioni, illusioni e rimpianti del loro giro criminale. Tra investimenti rischiosi, villette deserte e scogliere maledette, il lettore conosce questi due uomini imperfetti che hanno condotto un’esistenza drammatica tra alcool e droghe pesanti. Scritto in terza persona e con uno stile irriverente, teatrale e diretto, “l’ultima nave per Tangeri” è un romanzo costruito, tra atmosfere rarefatte e spettrali, sulla solitudine, malinconia e introspezione dei protagonisti.
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