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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2013
«Ci sarà sempre un racconto che vorrò fare ancora.»
Racconti della guerra civile, Racconti del parentado e del paese, Racconti del dopoguerra, Racconti fantastici: è in base a quest'ordine voluto dallo stesso Fenoglio che vengono qui raccolti tutti i suoi racconti. Oltre alle storie partigiane il cui nucleo tematico fu inaugurato dai Ventitre giorni della città di Alba, la parte piú cospicua del volume è costituita dai racconti «langhigiani», che tra vari progetti occuparono lo scrittore piemontese prima e dopo Il partigiano Johnny. Dietro a essi sta l'enorme lavoro di Fenoglio, dagli anni Cinquanta fino ai suoi ultimi giorni: i personaggi e le vicende raccontati con un linguaggio vero e preciso penetrano il «mistero» della spietatezza dei rapporti umani e riportano a un paesaggio esistenziale che, attingendo a una memoria parentale o collettiva, rivela stralci di vita di una provincia per sempre perduta. In appendice il Diario e un breve testo velatamente autobiografico.
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Nei racconti Fenoglio inseguiva l' equilibrio dello scrittore fra fatti raccontati e lingua del racconto. I racconti del parentado, cioe' quelli che non hanno ad oggetto la guerra partigiana, sono stati per me quelli piu' sorprendenti; ma non direi che Fenoglio avesse trovato ancora la chimica perfetta. Era un ostinato solitario, cercava da se' le formule e le influenze, se ve ne furono, vennero da piuttosto lontano. Alcuni racconti sono bellissimi; altri onestamente meno, ma dovunque c'e' la tensione di una ricerca non finita. Ho letto da poco una critica di Pasolini non particolarmente benevola, appuntata sia sulla forma della scrittura di Fenoglio che sui contenuti e le ambientazioni. Non si puo' ovviamente ignorare il giudizio di un critico erudito e profondo come Pasolini, io pero' resto un lettore appassionato tanto di Fenoglio che di Paolini.
A livello di racconti, credo di non avere mai letto niente di meglio (se non forse qualcuno di Bilenchi) da uno scrittore italiano. Un grande scrittore.
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