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Recensioni Tutta colpa di Freud

Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese
Recensioni: 3/5

Uno psicanalista specializzato in terapia di coppia e tre donne affette dalla malattia piú diffusa al mondo: l'amore. Una storia che è già diventata un film e una serie tv.

– Per completare il quadro, – fece Francesco, prendendo una lavagnetta, – memorizza queste frasi tipicamente maschili alle quali non devi mai, mai e poi mai credere per nessun motivo. Scrisse col gesso: NON VOGLIO FERIRTI. RESTIAMO AMICI. LO FACCIO PER TE. IO NON TI MERITO. – L’ultima esiste anche nella variante: «Tu meriti di piú», – concluse. – Io aggiungerei: «Ho perso il tuo numero» e «Ho bisogno di tempo», – si inserí Marta. – E non dimentichiamo: «Lei è solo un’amica» e «Sono un po’ confuso», – disse Emma ridendo. – Be’, tranne quella del numero, me le hanno già dette tutte. Quindi tranquilli, – commentò Sara divertita.

Dopo un anno passato a New York, Sara sembra avere trovato la compagna ideale: è pronta a sposarla, ma la loro storia finisce e si ritrova sola. Decide cosí di tornare in Italia e, a trentun anni, di vivere da eterosessuale. Marta, invece, è una sognatrice sempre attratta da uomini irraggiungibili; quando dalla sua libreria nel centro di Roma spariscono alcuni volumi si mette sulle tracce del probabile ladro, un ragazzo sordomuto e schivo che si rivela molto affascinante. Quanto a Emma, diciottenne prossima alla maturità, ha una storia con Alessandro, premuroso, sensibile, quasi perfetto, se non fosse che ha cinquant'anni ed è sposato da cinque. Situazioni non semplici, ma il vero caso disperato è quello di Francesco Taramelli, lo psicanalista che deve occuparsene. Sí, perché Sara, Marta ed Emma sono le sue figlie, le ha cresciute da solo dopo essere stato abbandonato dalla moglie, e anche se non è deontologicamente corretto, le aiuta a risolvere i problemi di cuore dalla poltrona del proprio studio.

– Per completare il quadro, – fece Francesco, prendendo una lavagnetta, – memorizza queste frasi tipicamente maschili alle quali non devi mai, mai e poi mai credere per nessun motivo.
Scrisse col gesso: NON VOGLIO FERIRTI. RESTIAMO AMICI. LO FACCIO PER TE. IO NON TI MERITO.
– L'ultima esiste anche nella variante: «Tu meriti di piú», – concluse.
– Io aggiungerei: «Ho perso il tuo numero» e «Ho bisogno di tempo», – si inserí Marta.
– E non dimentichiamo: «Lei è solo un'amica» e «Sono un po' confuso», – disse Emma ridendo.
– Be', tranne quella del numero, me le hanno già dette tutte. Quindi tranquilli, – commentò Sara divertita.

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