Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 1 lista dei desideri
Trovatore amante spia. Otto secoli di cronache attorno al celebre favorito che salvò re Riccardo
Attualmente non disponibile
26,60 €
-5% 28,00 €
26,60 € 28,00 € -5%
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
26,60 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
26,60 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi
Trovatore amante spia. Otto secoli di cronache attorno al celebre favorito che salvò re Riccardo - Davide Daolmi - copertina
Chiudi
Trovatore amante spia. Otto secoli di cronache attorno al celebre favorito che salvò re Riccardo

Descrizione


Il personaggio di questa storia, Blondel de Nesle, il cantore leggendario di Riccardo Cuor di Leone, è figura ben nota a filologi e musicologi. I dizionari ne tracciano una biografia rigorosa e documentata con tanto di produzione lirica, edizioni critiche, commentari. Ma Blondel de Nesle non è mai esistito. Ce lo siamo inventati, poco per volta, nel corso dei secoli, forse per burla, forse per noia, per poi dimenticarci, tutti, anche gli eruditi più raffinati, che era solo uno scherzo. Nel ripercorrere le ragioni che hanno dato vita alla figura di Blondel, il libro indaga quanto sappiamo di trovatori e trovieri e, nel mettere a disposizione gli strumenti della filologia e della musicologia, prova a conversare con un lettore che spera onnivoro, magari refrattario alla manualistica scolastica, ma desideroso di lasciarsi sedurre da un racconto, vivo ancor oggi, nato ai tempi delle Crociate. Nel ricondurre Blondel de Nesle a illusione letteraria, il volume non vuole liberarsi del mito e della storia per far terra bruciata, ma per riappropriarsi di un sapere che, fuor d'ipocrisia, da sempre s'è nutrito di fantasmi. Perché tentare di fare a meno dell'invenzione significa uccidere la creatività.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

LIM
2015
1 febbraio 2015
VIII-381 p., ill. , Brossura
9788870967982

Voce della critica

"Io amo la filologia". Frase sconcertante in un saggio universitario, tanto più in Italia, dove la soggettività è bandita dallo stile accademico, mentre imperversa in altri generi di scrittura. E non è l'unica a far sobbalzare il lettore, specie se uno si aspetta il solito discorso distaccato e un po' noioso. Quasi a ogni pagina infatti l'autore parla direttamente, mettendosi a nudo, si mette in primo piano raccontando se stesso e i suoi percorsi di pensiero. Da un lato sembra davvero mescolare i generi: viene in mente infatti l'autofiction contemporanea, o quell'ibrido tra saggio e narrativa a cui appartengono Limonov o Il regno di Carrère. Dall'altro però siamo sempre di fronte a un testo pensato anche per gli studenti, in cui l'autore conduce per mano il lettore, fa smaccatamente il gioco di riformulare davanti a lui il moto ondeggiante e perpetuo di chi è animato dal furore della ricerca e di appassionarsi per i dettagli di quel che vede, legge, trascrive o di quel che ascolta. Perché in Trovatore amante spia la componente uditiva, musicale, è importante. Una musica impalpabile, ai limiti dell'inudibile, che ha risuonato nel passato, è stata cantata, mandata a memoria, ha suscitato imitazioni da un autore a un altro e da un testo a un altro, il mondo lontano della musica medievale. Il personaggio attorno al quale si addensano le ricerche è uno che di musica se ne intendeva, o meglio, la faceva come mestiere: un trovatore. Ma ben presto l'autore dimostra che il famoso Blondel non è mai esistito. La vicenda del trovatore che riconosce il canto del proprio signore, Riccardo cuor di leone, prigioniero in una torre, dà origine a percorsi molteplici e impensati. Dalla storia di Blondel si ramificano quelle del cuore mangiato, di Robin Hood, dell'immancabile Graal, fino ai topoi del prigioniero salvato da un amante-amico: attraverso infinite riscritture, diventerà la situazione prediletta della pièce à sauvetage, ripresa da Beethoven nel suo Fidelio, con riaggiustamento di identità di genere e sessuale. La situazione parallela, del prigioniero riconosciuto dall'esterno per il suo canto, sarà quella del Trovatore verdiano, quando Leonora riconosce la voce di Manrico. Ancora più interessanti dei capitoli in cui si seguono i temi originati dalla canzone di Blondel, che un tempo si sarebbero detti di taglio comparatista, sono le pagine in cui Daolmi lascia cadere riflessioni di metodo, pone interrogativi, propone soluzioni ai problemi sollevati, forte anche di una robusta esperienza didattica universitaria. Pagine simili si trovano in ogni capitolo, ma alla riflessione al quadrato sono dedicati espressamente quello intitolato Pausa metodologica e un'Introduzione (al testo). Nel primo si fa il punto su cosa significhi oggi occuparsi di filologia e su cosa essa sia: "strumento di conoscenza", più che disciplina il cui unico scopo sia quello di restituire un testo. Un testo è "prima di tutto le idee che genera". Quelle nate intorno al trovatore innamorato del suo re sono "l'emblema di un medioevo inventato, che non esiste in sé, ma su cui proliferano molte storie". Un medioevo da non respingere, perché il nostro immaginario è ancora impregnato delle sue storie fittizie, e perché le passioni che hanno suscitato sono un oggetto di ricerca altrettanto nobile quanto il restauro di testi più o meno originali. È affascinante studiare il processo con cui nasce il "moderno immaginario antico" e la ricerca è più che opportuna, ha perfino un senso etico, anche se tocca le figurine Liebig e i film hollywoodiani, le canzoni dei moderni gruppi neofolk e i versi di libretti d'opera di bassa lega. Compito dello studioso è far sì che il passato non affondi in una materia indistinta: se Blondel è spia di un passato di fantasia che oggi è appiattito, è proprio in questo sedimentare del tempo che le idee prendono forma, con percorsi tortuosi. Di tali percorsi e idee si deve occupare la filologia, disciplina che alla fine è anche una riflessione sul "modo con cui ragiono e insieme tengo viva la memoria", ovvero una riflessione sul nostro rapporto dispersivo e distratto con la memoria storica e culturale. Per scelte correlate all'impostazione di un volume poliedrico, che è compendio di filologia romanza e musicale, saggio di critica tematica e comparata, esempio di studi di genere e queer, e altro ancora, il testo è privo di note, mentre la bibliografia è relegata a un sito internet. Le prime, per "uscire dalla burocrazia della citazione bibliografica", dato che oggi gli studiosi non hanno più accesso a un canone di letture condivise, sono sostituite da immagini formato francobollo, che riproducono i frontespizi dei volumi citati. In un libro carico di illustrazioni più di un manuale di scuole superiori, questo sembra un po' ridondante, anche per la non perfetta definizione grafica delle riproduzioni minori. Insieme ad alcuni refusi grafici, sono le uniche, piccole mende, non dovute all'autore, di un testo colmo di sapere, provocazione, fantasia.   M. Emanuele          

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi