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Il titolo di questo libro ci informa che siamo di fronte ad un testo che, in un modo o nell’altro, si occupa di scuola. Nicola Campagnoli è infatti un professore di materie letterarie al Liceo Classico Rinaldini di Ancona. Da sempre, la Scuola figura sul banco degli accusati. L’obiettivo del libro di Campagnoli è proprio contribuire, passando in rassegna persone, fatti e situazioni, al dibattito sulla Scuola con la propria voce, alla luce del suo pensiero e della realtà che lo ha coinvolto in prima persona. Il punto di partenza del discorso è proprio l’esperienza personale. Da insegnante, Campagnoli si impegna ad instaurare un rapporto autentico con i suoi allievi, ai quali è destinato il libro. In questo atto d’amore tra due figure, il docente e il discente, Campagnoli mira ad andare oltre la conoscenza superficiale dei nostri ragazzi, per adempiere ad una funzione educativa, in un contesto difficile e sfidante nello stesso tempo. I giovani hanno bisogno di punti di riferimento, di maestri che li comprendano, senza cadere in un certo buonismo che non favorisce la loro crescita. Nelle sue riflessioni, Campagnoli ricorre a due compagnie imprescindibili: la critica letteraria e la fede cristiana. Entrambe sono fonte di riflessione e di orientamento in mezzo alla confusione delle opinioni contrastanti e superficiali. A tratti commovente, talvolta impetuosa, la scrittura è sempre molto viva, e le riflessioni, che verosimilmente si trasformano in sollecitazioni e provocazioni, sono finalizzate a creare un dialogo aperto fra lo scrittore e i lettori. Polemico verso regole e procedure che, a suo dire, ingabbierebbero il mondo della Scuola, non mancano neanche le critiche nei confronti egli insegnanti. Un’opera originale che riporta al centro della vicenda studenti ed educatori. In quest’ottica, la Scuola non può essere ridotta alla sola trasmissione di conoscenze tecniche. Essa deve dare un senso allo studio e alla cultura, puntando a costruire una relazione educativa.
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