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Di questo film ricordo soprattutto il siparietto tra Totò nel ruolo di ''studente'' e un giovane Alberto Sordi nei panni di un professore cattivello: ne nasce una simpatica lite in cui Totò picchia il professore dopo l'ennesimo sfottò. Il film narra la storia di Ercole Pappalardo, impiegato statale che sogna di vincere un montepremi al Lotto per dare la felicità alla sua famiglia piena di figlie femmine. Il finale del film è abbastanza cupo, non in linea con il tradizionale canovaccio della filmografia del Principe della Risata.
Film che si può dividere a metà: una prima parte tratti molto divertente e a tratti drammatico. Spicca il duello tra Totò, spalleggiato da Aroldo Tieri, e un giovanissimo e straordinario Alberto Sordi. Totò archivista capo al Ministero (celebre la battuta: "E poi dicono che uno si butta a sinistra"!) deve ritrovare un pappagallo per il maestro del paese, il petulante e asfissiante Alberto Sordi (personaggio in linea con quello di "Mamma mia che impressione!"). L'ultima parte perde invece un po' di smalto e all'epoca è stata oggetto di forti critiche.
Il titolo originale avrebbe dovuto essere E poi dice che uno..., con riferimento a una frase pronunciata spesso da Totò durante il film: «E poi dice che uno si butta a sinistra...!». Nella scena dell'interrogazione, quando Alberto Sordi chiede a Totò il nome di un pachiderma, si sente la risposta doppiata con voce diversa, che risponde: «Bartali!». Il movimento labiale dell'attore già tradisce il cambiamento e inoltre la risposta di Sordi - «Vedo che Lei non ha perso l'abitudine d'insultare i suoi superiori!» - rende ancor più evidente la manomissione del copione originario.
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