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un buon western discretamente spettacolare con bei paesaggi e buoni dialoghi
Con OPEN RANGE Kevin Costner disegna un grande affresco epico lirico attingendo alla mitologia western dei grandi maestri del genere come John Ford, Anthony Mann, Clint Eastwood. Di Ford c'è la stessa attenzione per la vita quotidiana dei pionieri, dura, semplice ma non senza ideali (MY DARLING CLEMENTINE); di Mann, il senso della grandiosità del paesaggio (TERRA LONTANA); di Eastwood, la violenza della lotta per la sopravvivenza a cui sono costretti anche uomini pacifici o quelli che l'hanno già ripudiata (GLI SPIETATI). Sottovalutato dalla critica - sia americana che europea - più incline a decretare la morte di un genere che a coglierne i segni di vitalità, OPEN RANGE è l'espressione più moderna e matura del western degli anni duemila, nella scia dei grandi capolavori del passato. Kevin Costner e Annette Bening (più bella senza un filo di trucco) danno vita a due personaggi crepuscolari, pervasi di malinconia e disillusione ma sensibili alla tenerezza e non privi di speranza, mentre Robert Duvall, nel ruolo del vecchio cow-boy cinico fino allo stoicismo, è semplicemente grandioso. Epico e titanico lo scontro finale, orchestrato da un montaggio mai troppo rapido, mai troppo lento. Indimenticabile la sequenza d'apertura, un'immensa finestra che si apre sulla prateria mentre cade la pioggia. Girato nello stato canadese di Alberta.
Gran bel film. Western classico, minimalista. Storia essenziale di vaccari, violenza e vendetta. Niente indiani, niente pance blu (buoni o cattivi). Un ottimo cast (anche se un filo "troppo maturo"). Forse il finale è un po' zuccheroso.
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