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Anno edizione: 2012
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Un libro che non emoziona e non fa pensare, tanto pieno di citazioni e riferimenti quanto vuoto di spina dorsale; senza struttura ne forma un pourparler alla lunga fastidioso. Forse questo libro puotrà avere fortuna tra i lettori che non conoscono i maestri che l'autore stesso cita, primo fra tutti Nietzsche. Si perchè dopo aver fatto proprio per esempio "l'Anticristo", qualsiasi altra trattzione della decandenza, spirituale, sociale o dei costumi non importa, risulta molto molto morbida, scolorita, non c'è battuta o freddura che non risulti meno di un'ombra rispetto alle cannonate di Nietzsche. L'unica possibilità è dare al tema una storia, cosa che però l'autore non fa. In definitiva preferisco un saggio di filosofia se mi interessa la filosofia, se invece il tentativo è quello di compiere un'opera caotica, colorata, avvolgente, grottesca e piacevole in stile Kundera o Fitzgerald, a mio avviso il libro non lo fa. Sconsigliato.
Il viaggio in Italia di un giovane ragazzo inglese assume, per la sua formazione di uomo futuro, inequivocabile valore iniziatico. Umorismo, idealismo e surrealismo, vita concreta e vita metafisica, corpo ed anima. Huxley, anche quando non è al massimo della sua migliore narrativa, dispensa perle di sofisticata visione; aprendo il pensiero. L’epilogo è un concentrato di confusione suprema con un pot-pourri di riflessioni e filosofeggiare che, mediato da (presumibili) appunti giovanili dello stesso autore, viene affidato alla titolarità del sempre “spaesato” protagonista. La piccolezza degli uomini di fronte alle loro effimere conoscenze viene qui ricondotta ad una incontestabile condizione di disarmante innocenza. Mai perdere di vista la ricerca illuminata di Aldous Huxley. C. Matar
Questo libro ha occupato tre anni della mia vita, e ne occuperà ancora qualche mese, dato che mancano alla conclusione una decina di pagine. Già, perchè "Il tempo si deve fermare" è uno di quei libri che leggi, lasci a metà, abbandoni, riprendi, insomma lettura a singhiozzo, una prova di pazienza che è essenziale superare per arrivare alla fine. Huxley descrive la storia di un piccolo poeta inglese che insieme allo zio paterno (l'unica persona capace di cogliere e condividere la sua inclinazione letteraria) fa un viaggio nella Toscana, precisamente nella Firenze dei primi anni del '900. L'opera, oltre alle vicende quotidiane che vedono come protagonista il piccolo Sebastian, è appesantita da riflessioni filosofiche sull'arte, la storia, la poesia, la letteratura, e sul senso della vita in generale. Ma è tutto un pò troppo complesso, e se il libro riesce a trasmettere un lieve interesse, lo fa, a mio giudizio, attraverso la descrizioni degli eventi quotidiani, che svuotati in parte dalle fin troppo frequenti creazioni poetiche e dalle INSOPPORTABILI descrizioni dell'aldilà da parte dello zio defunto, riescono ed essere di piacevole lettura, seppure in netta minoranza alle descrizioni più complesse. Credo che sia un libro difficile, per nulla "scorrevole" nella lettura, e di non facile assimilazione. Pochissime emozioni insomma, tanta noia e molta fretta di finirlo tanta quanto la difficolta di terminarlo. Gli onori ad Huxley comunque vanno fatti, poichè se il libro è difficile non significa che sia scarso. Penso proprio che l'autore volesse scriverlo così, tentare qualcosa di complesso, e debbo dire chè ci è riuscito alla grande. Insomma, se volete avvicinarvi per la prima volta a Huxley, e non rimanere un pò basiti, vi converebbe iniziare con il "Mondo Nuovo", la sua opera più famosa, ma se avete un'indole un po' masochista, che le porte di "Il tempo si deve fermare", vi vengano spalancate cari amici lettori.
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