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Tempo di sogno. Sui limiti tra dimensione della natura selvaggia e processo di civilizzazione - Hans P. Duerr - copertina
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Tempo di sogno. Sui limiti tra dimensione della natura selvaggia e processo di civilizzazione - Hans P. Duerr - copertina

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1992
1 gennaio 1992
270 p.
9788878023550

Voce della critica


scheda di Rigotti, F., L'Indice 1993, n. 7

È la seconda volta che mi confronto con un volume di autore tedesco contemporaneo, di carattere specialistico ma diretto anche al grosso pubblico, che in Germania trova accoglienza trionfale e vende decine di migliaia di copie e una volta tradotto e pubblicato in Italia cade con un sordo tonfo nell'indifferenza. Era il caso della "Critica della ragion cinica" di Sloterdijk (ed. orig. 1983, trad. it. Milano 1992), è il caso ora di "Tempo di sogno" di Durr, un libro di "etnologia filosofica" scritto anch'esso come quello di Sloterdijk in maniera accattivante, ma che, come l'altro, lascia perplessi. La tesi di Durr è che non si può parlare di un progresso storico nel controllo degli istinti e che non è vero che ci sviluppiamo diventando persone sempre più equilibrate che controllano le loro emozioni e aggressioni meglio dei "selvaggi". La "dimostrazione" della tesi è però offerta in maniera ideologica paludata di scientificità o meglio di erudizione (che si manifesta con una quantità esagerata di note e riferimenti bibliografici) e si costruisce su una serie di notizie e informazioni a proposito di voli di streghe e sciamani tratte dalle tradizioni più disparate e buttate lì, sembrerebbe, a solo scopo di intrattenimento. In ogni caso, la posizione di Durr risulta pertinente a spiegare fenomeni del mondo attuale altrimenti incomprensibili: non è vero che la civiltà è riuscita a smorzare affetti e passioni, spontaneità e aggressività, si deduce dalle pagine di Durr; e, in effetti, non si spiega diversamente la drammatica crescita di violenza e brutalità delle guerre ma anche della vita quotidiana, non si spiega perché l'odio si accanisca soprattutto nel campo della sessualità, dove si tende a ferire in profondità, distruggere le persone senza ucciderle.

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