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Da Lisbona a Pechino in 212 giorni. Un viaggio lento, a misura di incontro con popoli e luoghi.
«Un viaggio straordinario da cui sono nate pagine di diario commoventi, ma vere, dove riflessioni personali si sono mescolate ad analisi sociologiche e a descrizioni paesaggistiche delicate e uniche» – Il Sole 24 Ore
«Tutto ebbe inizio sul finir dell'estate del 1997», così l'autore ci introduce al racconto di un viaggio meraviglioso, attraverso il continente eurasiatico «sulle ali di un Ape». Un viaggio che ripercorre la Via della seta con gli occhi di un uomo di fine millennio quando, dopo lo smantellamento del Muro di Berlino, finalmente l'Est incontrava l'Ovest senza fili spinati. La Guerra Fredda si chiudeva per sempre e tutto ritornava in gioco. Pareva che il mondo dovesse trasformarsi a breve in un villaggio globale. L'Eurasia divenne, per poco, una grande piazza dove tutti si potevano finalmente conoscere, o riconoscere. Un decennio forse irripetibile, che ebbe termine la mattina dell'11 settembre 2001, con il crollo dei grattacieli del World Trade Center. «Sulle ali di un Ape» ci accompagna, al ritmo lento del piccolo motocarro, attraverso luoghi lontani, dove il tempo pare essersi fermato, ma tutto è in evoluzione ora più che mai, presentandoci gli amici che di chilometro in chilometro riempiono la storia con le loro vite e i loro pensieri. Esploriamo le grigie periferie georgiane insieme a Miša, fumiamo l'oppio iraniano con Ahmet, ascoltiamo i racconti di nomadi turkmeni sotto il pergolato di Amen; e poi Ramin, durante i giorni di Teheran, Abu e la sua Samarcanda e altri ancora, che si muovono mescolandosi a Gengis Khan e Tamerlano, ai mullah iraniani, ai cammellieri kirghizi, ai pastori uzbeki, ai mercanti cinesi, agli antichi viaggiatori come il marocchino Ibn Battuta e l'onnipresente Marco Polo. Mille viaggi in un'avventura coinvolgente, dove davanti ai nostri occhi prendono forma alcune delle regioni più affascinanti del pianeta, i deserti misteriosi dell'Asia centrale e i valichi impervi dell'Himalaya, i vicoli di Istanbul e le maestose madrase di Samarcanda. E ancora Persepoli, Buhara, il deserto del Gobi, Pechino... Visitando gli stessi posti, ora, tutto sembra essere cambiato insieme al mondo intero, e forse in molti casi è così. Ma nel passato si nasconde il seme del presente, e spesso, conoscere il primo, è l'unico modo per comprendere il secondo. Il genius loci che pervade il mondo descritto da Brovelli ci prende per mano e ci guida attraverso il continente adesso come allora. Perché l'uomo, lui, è sempre lì, pronto a riadattarsi, non importa quanto sia diverso il mondo intorno.
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Più che un libro è un'avventura da leggere!! Paolo B. rende un racconto di viaggio (comunque entusiasmante!) scorrevole come un romanzo. Il lettore non può che lasciarsi catapultare tra le strade di questa avventura e vivere intensamente questo straordinario viaggio. Alla fine sentirà inevitabilmente la malinconia dell'arrivo alla meta...
un reso-racconto davvero avvincente, un tuffo nella geografia e nelle culture dei paesi attraversati, una ricca sezione fotografica, con la simpatica presenza dei tricicli come compagni di viaggio. mi è sembrato di notare una certa "stanchezza" narrativa nel finale, forse influenzata dal logorio del lungo viaggio... comunque consigliato per gli amanti del genere ;)
Molto bello ed avvincente il viaggio ben descritto, con cura e minuziosa pignoleria di particolari. A volte pare essere ripetitivo, le situazioni sembrano ripetersi all'infinito e sempre uguali ma ogni volta ne esce una nuova sfumatura, un nuovo fatto che stravolge le situazioni e le rende uniche. Ottimo modo per viaggiare quello dell'autore vicino alla gente a ricordare come sia bella l'ospitalità per chi la offre e per chi la riceve!
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