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«Questa è una storia che parla di storie. O di che significa davvero essere una fata madrina. Ma in particolare parla di riflessi e specchi.»
C'era una volta una fata madrina che aveva un cuore d'oro, una mente saggia e una scarsissima capacità di fare piani a lungo termine. Così, quando morte venne per lei, si trovò a dover lasciare la sua figlioccia nelle mani di un'altra – molto ma molto meno buona e saggia – fata madrina sostituta... Il terzo romanzo del ciclo delle streghe: tre streghe in viaggio per impedire un lieto fine!
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Una fata madrina e due streghe, sulle loro scope rombanti, si dirigono verso la lontana Genua, per fare sì che una servetta (Cenerentola), strapazzata dalle sorellastre, non sposi il principe dopo il gran ballo di corte. Strada facendo, distruggono i personaggi di tante altre fiabe che incontrano sul cammino: da Cappuccetto Rosso a La bella addormentata al Principe Ranocchio, senza trascurare i vari Gollum, il Mago di Oz, i riti Voodoo. Destrutturazione che forse nel 1991 (prima edizione con la casa editrice Victor Gollancz Ltd., London) avrebbe avuto una (scarsa) valenza ma di cui, nel 2020, non cale più nulla né a puer né a puella, impegnati a fondo tutto il dì a digitar su cell phones e tablets! Figurarsi a un adulto cum grano salis nella zucca! Trama sgangherata e dialoghi tra le streghe pedestri e banali. La regina inglese gli conferì il titolo di baronetto? Avrà dovuto accontentarsi dei residui di qualche convento (di Westminster, Winchester, Coventry?). Non bastano certo alcuni giochi di parole a redimere questa storia bislacca: metà-fora (il che presuppone una metà-dentro), deca-denti (in effetti ne abbiamo 32 nella chiostra dentaria), mardi gras (tradotto come mare di ciccia), Re-Verence (per riverenza), bona fette (per il latino bona fide). Come pure alcune frasi felici: “il denaro forgia le catene che legano le classi lavoratrici”; “la saggezza è una delle oche cose che sembra più grande quanto più è lontana”; “s’immerse sotto la superficie del sonno”. Pratchett è l’inventore e il genio indiscusso del genere fantastico comico? Mi accontento del genere fantastico di gran calibro (e.g., Storia di una Gabbianella e del Gatto che le Insegnò a Volare di Sepúlveda, un vero genio letterario). Il problema è che Pratchett ne ha pubblicati una valanga, “cum attacchis violentis” come disse il Quartus Doctor nel Malade Imaginaire di Molière.
Terzo volume del ciclo delle streghe. Partite per un viaggio a bordo di scomode scope, con il trio di streghe più divertenti del Mondo Disco e il gatto più dolce che ci sia (almeno secondo Nanny Ogg), per evitare che la servetta sposi il principe. Divertente, sfacciato e "riflessivo".
Libro attualmente introvabile, e da sempre (come tutti quelli di Pratchett) semisconosciuto. Tutti si riempiono la bocca con Malaussène e Pennac, ma ignorano l'esistenza di Mondodisco. Eppure è geniale, divertente e poetico. Qui abbiamo un libro sulle tre streghe di Mondodisco dove si sfatano parecchi luoghi comuni sul turismo e sui viaggiatori in generale, ma soprattutto è un libro sulla fiaba: cos'è, cosa vuole, dove va. E, dunque, sul Bene e sul Male. Il tutto, calato in una città di fantasia che somiglia a New Orleans per la sua bruma paludosa, il vudù e il Mardi Gras - e per lo splendido Barone Samedi. Tutto ciò non è neppure intuibile dalla copertina, nè dalla sinossi - ma ahimè, spesso le case editrici non apprezzano loro per prime ciò che hanno per le mani. Anche la mia edizione ha un clamoroso 'buco' tra le pagg. 191-192, dunque il consiglio è di cercare l'edizione TEA - se esiste ancora.
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