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Sono arrivato a pagina 130. Non riesco ad andare avanti dalla noia.... Io che amo Istanbul, dove sono stato molte volte!
Meravigliosa saga famigliare lunga 50 anni, in una Istanbul in trasformazione che funge da coprotagonista di tutta la storia. Personagggi caratterizzati benissimo, interessanti intrecci interpersonali, ottima scrittura. Assolutamente consigliato
Nei libri di Pamuk che ho letto (non tutti) scorre sempre un fiume sotterraneo di serena malinconia che dà il "tono" alla narrazione. Questo ultimo, splendido, romanzo del Nobel turco non fa eccezione: qui il compito di tenere la nota dominante è affidato al protagonista Mevlut, che fin da subito capiamo essere una "brava persona" come lo stesso autore lo definisce quasi cinquecento pagine dopo. Il romanzo, in buona sostanza, è la storia di circa quaranta anni della vita di quest'uomo umile, ma non sottomesso; spesso triste, ma non disperato; solitario, ma non misantropo; pieno di dubbi e debolezze, ma non pavido; tormentato e infine riappacificato con sé stesso e la vita. Insomma, conradianamente: uno di noi. Sullo sfondo la città di Istanbul tra l'inizio degli anni '70 e i giorni nostri, con la sua esplosione demografica, l'evoluzione sociale che l'accompagna e la corruzione dilagante; questo secondo filone narrativo, che comunque si intreccia magnificamente con le vicende del protagonista, almeno per me è di minor interesse, però ovviamente necessario per completare il ritratto di Mevlut. Last but not least: non sono in grado di dire quanto merito ci sia della traduttrice nella resa della cifra stilistica di Pamuk; certo è che la scrittura è da Premio Nobel "vero". Semplice, classica, a tratti quasi da romanzo tardo ottocentesco nelle parti in terza persona, alle quali si alternano le voci dei vari personaggi, in prima persona, che danno la loro versione dei fatti, il che rende vivace e appassionate l'insieme, tenendo sempre accesa l'attenzione del lettore. ...voto, inevitabilmente, massimo.
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