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scheda di Roda, S., L'Indice 1993, n. 4
Dopo una sorta di quasi fisiologico rallentamento, sembra aver ripreso vigore negli ultimi tempi il dibattito sull'"autonomia" del tardoantico e sul senso storico profondo del suo rapporto fra la romanità altoimperiale da un lato e l'alto medioevo dall'altro. La discussione oggi tendenzialmente privilegia - in contrasto con la precedente diffusa affermazione di diversità, che rivendicava al tardoantico uno spazio indipendente di pari rilievo all'interno della tradizionale scansione cronologica delle epoche storiche - gli elementi di continuità con l'età romana. Al di là di una querelle, che pur nella sua legittimità non sfugge però al rischio di mostrarsi talvolta oziosa o addirittura pretestuosa, è un dato di fatto che gli studi sulla tarda antichità sono tuttora in fase di piena fioritura e che un numero sempre maggiore di studenti e ricercatori si indirizzano a questo periodo e lo preferiscono, nel caso di studenti provenienti dai corsi di storia antica, ad altri periodi più tradizionali. Con questa constatazione si apre appunto il volumetto dell'EDO (Un'Enciclopedia d'orientamento), a cura della Cameron, dedicato alla storia dell'età tardoantica e che si affianca - marcando con ciò stesso una precisa scelta di campo - ad analoghi volumetti dedicati rispettivamente alla storia greca e romana (M. Sordi) e alla storia medievale (O. Capitani). Proprio la progressiva diffusione degli studi tardoantichi, del resto, conferma l'opportunità di presentare in forma a tutti accessibile e correttamente divulgativa un sintetico panorama dei temi, dei problemi, degli strumenti di approccio e conoscenza, delle metodologie e delle prospettive di ricerca di un ambito di indagine storica la cui specificità, quanto meno sul piano epistemologico e metodologico, appare in ogni caso ben difficilmente contestabile.
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