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Laura Bosio ci fa riscoprire l'affascinante universo della campagna e dà voce al mondo del riso, una pianta insieme forte e delicata, con radici lontane nel tempo e nello spazio ma ben salde nella pianura padana, come lo sono i personaggi che abitano queste pagine.
«Scritto con affetto, trasporto, rigore scientifico... Mirabile e struggente» – La Stampa
La mattina di un marzo nevoso, una giovane donna arriva alla Torricella, una grande cascina che si specchia nelle acque delle risaie: un mondo dove tutto sembra sottosopra e la terra si confonde con il cielo. È stata convocata dall'ex suocera, Bianca, che ora ha novantaquattro anni, ma è ancora la donna forte e determinata che da tanto tempo manda avanti la tenuta. Il loro incontro, racchiuso nel breve arco di una settimana, mette in moto ricordi e sentimenti che attraversano anni di esistenze. Intorno a loro una molteplicità di personaggi, e animali: l'anziano fattore, un curioso industriale, e soprattutto Orientina, una suora fuggita dal convento e che ora se ne è andata anche da lì, chissà dove, lasciandosi dietro un grande vuoto e un mistero...
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Romanzo didascalico, poiché in diverse parti descrive la lavorazione del riso, in modo per lo più asettico, quindi non dal punto di vista del lavoro di un personaggio, ma è il narratore stesso che descrive come in un trattato, senza appassionare il lettore. Però ci sono altre parti interessanti, tra cui la descrizione dei personaggi della Torricella, la misteriosa Orientina, la novantenne Bianca perspicace e solida, la protagonista stessa, con i suoi sentimenti e le sue contraddizioni, e Filippo, l’uomo che l’ha affascinata. La storia d’amore si profila lentamente, nella seconda parte, e si sviluppa nel finale, quasi fosse il coronamento della storia. Ho apprezzato molto i personaggi e le divagazioni storiche. È un libro che descrive bene l’ambiente e le persone della campagna, ma non riesce ad appassionare più di tanto, per come la descrive, alla lavorazione e alla cultura del riso, anche se mi ha incuriosito in tal senso.
Un libro suggestivo, a metà tra il romanzo melanconico-nostalgico ed il saggio sulla cultura del riso (intesa sia come coltivazione, sia come tradizioni). Belle atmosfere, personaggi variegati (alcuni ben disegnati, altri molto meno), stile scorrevole: leggibile, anche se nulla di eccezionale.
Grande scrittura, periodi estesi, proprietà lessicale e capacità di immaginazione. Il libro è un selezione di quadretti domestici e paesaggi ambientati in risaia e nei territori immediatamente adiacenti. Sullo sfondo, una vicenda neorealista che abbraccia gli anni dal dopoguerra ai giorni nostri. Ma questa è solo pretesto per unire paesaggi, situazioni, fotografie, immagini. Se fosse un quadro sarebbe impressionista. Talvolta greve nell'esposizione di convinzioni personali, l'autrice non si preoccupa di oscurare i suoi personaggi.
Recensioni
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