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La squadra spezzata. La Grande Ungheria di Puskás e la rivoluzione del 1956
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La squadra spezzata. La Grande Ungheria di Puskás e la rivoluzione del 1956 - Luigi Bolognini - copertina
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squadra spezzata. La Grande Ungheria di Puskás e la rivoluzione del 1956

Descrizione



«Vorrei dire che questo è un libro bello come un film» scrive Gianni Mura nella prefazione «ma sono troppo tifoso dei libri per dirlo».

«Ferenc Puskás è il simbolo di una generazione unica e magica, che ha prodotto forse il miglior calcio di sempre, poi è improvvisamente scomparsa, lasciandoci una tremenda nostalgia, un indimenticabile ricordo e nessun erede.»Federico Buffa e Carlo Pizzigoni, il Venerdì di Repubblica

Ha nove anni Gábor quando segue il padre allo stadio, a Budapest, anche se non c’è nessuna partita da vedere. Non ci sono nemmeno gli spalti, solo un prato sconnesso e imbiancato dalla calce, e un esercito di volontari che hanno risposto all’appello del Partito. Sono lì per posare le pietre del nuovo Népstadion, che ospiterà le evoluzioni di Puskás, Bozsik, Hidegkuti, Kocsis, Czibor e degli altri formidabili giocolieri dell’Aranycsapat, la nazionale magiara che umiliò due volte i maestri inglesi. La «squadra d’oro» che subì una sola sconfitta in cinquanta partite, peccato che fosse la più attesa: la finale della Coppa Rimet del 1954. Non ci sarà una seconda occasione, perché di lì a due anni la Rivoluzione ungherese, repressa dai carri armati sovietici, finirà per spezzare quella squadra di campioni senza eredi. In un libro che è «una serie di storie nella Storia», Bolognini riannoda i fili che legano le sorti della Grande Ungheria alle sanguinose giornate di Budapest, seguendole con gli occhi candidi di Gábor, che trepida davanti alla radio per «il sacco di Wembley» e poi scende in strada con il proprio popolo per la libertà. Sentendosi anche lui, per un momento, come Nemecsek della via Pál, «piccolo soldato avventuroso che sembrava aver rinnegato la causa e invece era stato il più fedele» di tutti. Forse Gáboravrà tradito il Partito, ma non i suoi sogni.
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Dettagli

2016
22 settembre 2016
160 p., ill. , Brossura
9788898970650

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Tiziano
Recensioni: 5/5

Bellissimo racconto della storia di un Paese e della sua rivoluzione attraverso le imprese calcistiche. Un must have per chi ama l'intreccio tra sport, sstoria e politica. Tra i migliori della collana "vite inattese".

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Bubi Be
Recensioni: 5/5

Storia, calcio e politica: tre parole così diverse tra loro ma che spesso e volentieri si sono intrecciate tra loro. Alcune partite sono storiche e vengono ricordate ancora oggi, il calcio come mezzo di propaganda o per accrescere la propria popolarità anche politica (esempi non credo sia necessario farli ma calcio e politica vanno a braccetto ancora oggi) ma il calcio può anche intrecciarsi con gli eventi della storia mai avrei però immaginato che può esserci una correlazione tra la sconfitta della Grande Ungheria di Puskàs nella finale dei mondiali di Svizzera nel 1954 con la Rivoluzione ungherese del 1956, i carri armati sovietici, ecc. Ed è questo che apprendo grazie a questo libro di Luigi Bolognini si tratta quindi di un testo anche storico che permette d'imparare qualcosa che va oltre il ricordare i bei tempi, gli anni d'oro del calcio ungherese e della sua nazionale. Trattasi di una striscia positiva di 50 partite (a esclusione di una unica sconfitta) andata avanti dal 4 giugno 1950 (Polonia – Ungheria 2 a 5) al 27 novembre 1955 (Ungheria – Italia 2 a 0). Il problema è che l'unica sconfitta è arrivata nella finale dei mondiali del '54 contro la Germania-Ovest. Su cui è stato detto e scritto di tutto e di più, il tutto farcito anche da teorie del complotto, doping tedesco e addirittura di partita venduta: non lo sapremo mai ma alla sconfitta non si può rimediare oltre 60 anni dopo... Il libro ha una pecca minima che mi permetto di segnalare; gli ungheresi si dice abbiano alloggiato a Solothurn. Vero, nulla da dire ma Solothurn ha anche il nome in italiano come spesso avviene in Svizzera in cui l'italiano è lingua ufficiale, si chiama Soletta è un po' come se scrivesse Zürich invece di Zurigo. Un lettore svizzero di lingua italiana potrebbe notare questa leggera sbavatura nella forma... Nulla di grave! Consiglio il libro di cui è bella pure la prefazione del compianto Gianni Mura.

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Luca
Recensioni: 4/5

La Storia di un paese passa anche attraverso lo sport e le gesta dei suoi atleti. È il caso dell'Ungheria degli anni '50, le cui vicende politiche e sociali si intrecciano con quelle della nazionale di calcio. Una squadra che non è solo diversivo e divertimento, ma diventa metafora dell'illusione comunista. Dall'ascesa al declino, fino all'oblio dal quale solo negli ultimi anni sta faticosamente uscendo, da ultimo con gli europei di calcio del 2016. E allora ci si rende conto che sono molteplici le strade per conoscere l'anima profonda di una nazione e la via delle gesta sportive è una di queste. Il libro è ben scritto, scorrevole e coinvolgente sia in un'ottica storica che sportiva.

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