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Che forza questa donna! Anzi questa bambina...molto più bello del film, questo libro fa davvero riflettere sulla condizione della donna in paesi come lo Yemen, dove le bambine sono promesse e poi fatte sposare piccolissime a uomini imposti dalla famiglia molto più grandi di loro. Qui il cambiamento parte però dal coraggio del singolo: Nojoud affronta tutto con la volontà di ferro di una grande anima. Speranza che nasce dal dolore. Futuro conquistato con i denti. Bellissimo!
Nojoud è nata nel 1998 in un villaggio nel nord dello Yemen. Vive con il padre, la madre, e dieci fratelli e sorelle. Anche se a Kharji non ci sono elettricità e acqua corrente, la vita non è spiacevole x i bambini. Un giorno, però, x una “questione d’onore”, la famiglia deve trasferirsi a Sana’a, la capitale. La vita è difficile in città, e il padre decide di dare Nojoud, dieci anni, in sposa a un uomo che ha tre volte la sua età. Secondo la tradizione, il marito non dovrebbe toccarla fino alla pubertà, ma lui invece la picchia e la violenta. Nojoud si rivolge al tribunale; i giudici, mossi a compassione, la aiutano e la proteggono. La sua storia diventa un caso internazionale. Lo stile è semplice ed elementare, come quello di una bambina di dieci anni, ma i concetti sono complessi: s’intuisce la regia di una mano adulta, forse della stessa Delphine Minoui, la giornalista francese che ha raccolto la testimonianza di Nojoud. Il libro è interessante soprattutto perché racconta la vita e le tradizioni di un paese lontano dal nostro, non solo sulla carta geografica, ma nel tempo, che in molte nazioni africane e asiatiche sembra essersi fermato a cento o duecento anni fa. Nei villaggi rurali, in un’economia di sopravvivenza che si conforma a usanze millenarie, i bambini non hanno infanzia. Il matrimonio precoce non è retaggio soltanto del mondo arabo, ma è praticato anche in India, Mali, Niger, e non è solo femminile, ma anche maschile. Le leggi dello stato lo vietano, ma la tradizione è più forte: si fa x povertà, x rafforzare legami di parentela o economici all’interno delle comunità, x garantire una prole numerosa in paesi in cui la vita media è inferiore a cinquant’anni, x tutelare la verginità delle spose. Nojoud si ribella a una violenza, ma il suo cammino per l’indipendenza è ancora lungo. La sua storia può indignare, ma anche in Italia il parlamento abrogò la vergognosa legge sul “delitto d’onore” e il “matrimonio riparatore” solo nel 1981.
Terribile testimonianza di come una società barbara e maschilista consenta di distruggere l'infanzia di bambine destinate al matrimonio con uomini rozzi e brutali in un'età in cui dovrebbero dedicarsi al gioco e alla scuola. Najoud ce l'ha fatta e con grande coraggio è riuscita a liberarsi del suo marito-carceriere. Fa piacere vedere che, comunque, in un paese difficile come lo Yemen ci siano state persone disposte ad aiutarla il che non attenua certo l'orrore per questa piaga sociale , ma fa nascere la speranza che una pur piccola parte delle popolazione si spenda fra mille difficoltà per la difesa di diritti che dovrebbero essere inviolabili.
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