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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Libro interessante, scritto bene, molto crudo. Quello che mi aspettavo,
La mattina del 6 agosto 1945 a Hiroshima Shinji Mikamo e suo padre Fukuichi si stanno preparando a lasciare la loro casa, che sarà demolita per ordine del governo, come tutto il quartiere, per limitare il rischio d’incendi causati dai bombardamenti. Shinji sta lavorando sul tetto quando, alle 8:15 ci sono un lampo di luce accecante e un rumore assordante: lui è coperto di macerie, ustionato, la pelle a brandelli. Il padre lo aiuta a liberarsi, ma tutta la città è distrutta e in fiamme. Un muro di fuoco avanza verso di loro, e, come tutti, cercano rifugio nel fiume Kyobashi. Centinaia di persone affogano, migliaia sono ustionate. Si perdono, si ritrovano, il dolore è atroce, la sete insopportabile. Con ferrea volontà Fukuichi incita il figlio a resistere. Con l’aiuto di un amico riescono a lasciare la città. Shinji descrive con parole crude eppure pudiche il dolore atroce delle ustioni esposte al sole, su cui perfino le sottili zampine delle mosche e la brezza marina causano fitte insopportabili, le ferite esposte e infette, infestate da larve. Appaiono nuovi sintomi: spossatezza, perdita dei capelli, vomito, febbre, emorragie. E’ una malattia portata dalla bomba, che i medici non sanno curare. Sopravvive, e, rimasto solo, faticosamente cerca di ricostruirsi una vita con la moglie e le figlie all’insegna della pace e della tolleranza. Come il dottor Michihiko Hachiya in “Diario di Hiroshima”, Shinji Mikamo, attraverso il racconto della figlia Akiko narra l’esperienza atroce dei sopravvissuti, le ustioni, il dolore, la sete, i cadaveri, la disperazione, ma anche la solidarietà di un amico, il gesto gentile di un vicino. Mikamo ha il merito di descrivere in prima persona gli effetti delle radiazioni: pochi sono sopravvissuti x raccontarlo. Emergono i valori della cultura giapponese: la delicatezza, la dedizione, la gentilezza, la determinazione, il senso della famiglia e dell’onore. E’ la storia poco conosciuta dell’olocausto dei vinti.
Il libro racconta le difficoltà che hanno incontrato in seguito all’esplosione: case e economia distrutta, persone morte, mancanza di cibo e cure mediche, confusione e disperazione. Si racconta la vita di una persona comune che cerca di sopravvivere nonostante tutto, che cerca di rialzarsi anche se ha perso tutto nella vita, una persona che rappresenta in qualche modo una città intera. Infatti, tutti erano come Shinji, alla ricerca di cibo, medicine, un modo per ricreare quella vita che è stata distrutta. Il protagonista ribadisce diverse volte come la sua vita sia completamente cambiata quel giorno e allo stesso tempo come la città che lui conosceva da quando era nato, sia stata cambiata completamente: non c’erano più quelle casette piccole e carine, non c’erano più le fabbriche impiegato solo per lo scopo bellico, non c’erano più le stesse persone come vicini, non c’era più lo stesso modo di governare. La prima bomba atomica infatti non ha distrutto solo una città e le vite di migliaia di persone, ma ha cambiato in qualche modo la stessa faccia del Giappone e forse anche il mondo intero allo stesso tempo. Era una bomba nuova, diversa e con una potenza enorme, una sola esplosione che in un secondo ha vaporizzato diverse vite, una solo bomba che nel corso degli anni ha portato alla morte diverse altre persone che pensavano ormai di aver superato l’esplosione, poiché le radiazioni sono rimaste per tanto tempo. Il protagonista racconta anche come poi le cose sono migliorate nel tempo, come Hiroshima sia tornata una città fiorente, diversa da un tempo, ma una città forte. Nonostante tutto, la storia ha un lieto fine. Akiko Mikamo, l’autrice, è una delle figlie di Shinji Mikamo, e in questo libro ha raccontato in modo semplice e scorrevole la storia di suo padre e della sua famiglia, una storia che rappresenta una città intera, dalla distruzione fino alla ricostruzione completa.
Recensioni
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