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SAGGI LOTTA DI CLASSE Il sogno rivoluzionario che cambiò le sinistre Nel Risorgimento il «decennio di preparazione» va dal 1849 al 1859, fra le prime due guerre d' indipendenza. Ma secondo lo storico Danilo Breschi c' è stato qualcosa di simile anche per il Sessantotto. Il suo libro Sognando la rivoluzione individua, dopo il 1956, due opposti tentativi della sinistra di uscire dalla crisi dello stalinismo: quello riformista, che porta al centrosinistra, e quello rivoluzionario, che esalta il potenziale spontaneo di lotta della classe operaia. Sul secondo terreno si sviluppa l' elaborazione del socialista eretico Raniero Panzieri e dei suoi Quaderni Rossi, poi raccolta da figure come Mario Tronti, Adriano Sofri, Toni Negri. L' antica cultura sovversiva trova dunque nuova linfa, anche sulla scia dei duri scontri di piazza a Genova nel 1960 e a Torino nel 1962, mentre si comincia a parlare di «operai e studenti uniti nella lotta». Tronti, sulla rivista Classe Operaia, lancia lo slogan «Lenin in Inghilterra», nella convinzione che la rivoluzione sia divenuta possibile anche nei Paesi più progrediti. La contestazione, osserva Breschi, dà poi un enorme slancio a questi fermenti, costringendo il Pci, timoroso di perdere il monopolio dell' opposizione antisistema, a dialogare con l' area estremista, fino ad adottarne in parte il linguaggio. Così, secondo l' autore, si spiegano la profondità e la durata del Sessantotto italiano, che è collegato a un fenomeno internazionale, ma si prolunga ben oltre le esperienze di altri Paesi. Antonio Carioti "Corriere della Sera", 29 settembre 2008, p. 28
Recensioni
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Il nostro Sessantotto, sulla cui soglia Danilo Breschi in questo studio si ferma dopo averne ricostruito le premesse sociali e ideologiche, nasce da un originale ed esplosivo intreccio fra alcune correnti del marxismo (ispirate soprattutto da Tronti e Panzieri, oltre che dal mito anti-imperialistico di Ernesto Guevara) e lo spontaneismo cattolico (influenzato dalla figura di don Milani). Sul piano della politica parlamentare, ossia nel Partito comunista, non poche tensioni in seno alla sinistra si erano già manifestate intorno al 1956, con il rapporto Chruscev, l'invasione sovietica dell'Ungheria, i moti in Polonia. Come Breschi opportunamente sottolinea, già in seguito ai fatti dell'estate 1960, con le proteste contro l'insediarsi del governo Tambroni e il congresso missino organizzato a Genova, e poi in seguito agli scontri di piazza Statuto a Torino (luglio 1962), l'Italia mostrava un volto ben diverso da quello, roseo e ottimistico, del boom economico. Adesso la violenza operaia, nutrita della retorica della nuova Resistenza, fronteggiava quella, già ben nota e sperimentata, della polizia. L'infittirsi dell'immigrazione meridionale nelle grandi città del Nord, i ventiduemila assunti Fiat a Mirafiori nel biennio 1961-63, l'avvento di una nuova generazione di studenti, formatisi su testi, modelli, maestri e stili di vita diversi da quelli dei loro predecessori, fecero il resto negli anni successivi, nel quadro di un generale "stato di effervescenza politico-ideologica", qui molto ben rievocato.
Daniele Rocca
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