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Anno edizione: 2020
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La nozione di "sesso del cervello" va intesa come un processo, presente in tutti i mammiferi, che consente la riproduzione sessuata necessaria per la sopravvivenza della specie. L'inizio di questo processo avviene in una fase molto precoce della vita intrauterina, quando alla settima settimana di gestazione si sviluppano le gonadi, ghiandole genitali che producono gli ormoni sessuali maschili e femminili: liberati nel sangue del feto, tali ormoni non solo impregnano i tessuti all'origine degli organi sessuali specifici di ciascun sesso, ma penetrano anche nel cervello, influenzando la formazione dei circuiti neurali che più tardi, in età adulta, saranno implicati nelle funzioni riproduttive. Tuttavia, come sostengono le due autrici di questo libro, la neurobiologa Catherine Vidal e la giornalista Dorothée Benoit-Browaeys, a questa definizione di sesso del cervello si sovrappongono, tanto nella visione scientifica quanto nell'opinione comune, svariati significati, tutti riconducibili ad altrettante forme di determinismo biologico.
Il libro propone un excursus attraverso le teorie neurobiologiche che, nel corso degli ultimi due secoli, hanno fatto coincidere le differenze tra uomo e donna in qualche tratto, anatomico o funzionale, dell'encefalo. Prima era una questione di dimensioni: nel 1861, il famoso neuroanatomista Paul Broca non esita a dichiarare che "la relativa piccolezza del cervello femminile dipende allo stesso tempo dall'inferiorità fisica e intellettuale della donna". Smentita la rilevanza scientifica del volume encefalico, la differenza di genere è stata identificata con l'asimmetria tra i due emisferi: le donne, più comunicative e dotate per le lingue, avrebbero l'emisfero sinistro più sviluppato rispetto agli uomini, abili invece nell'orientamento spaziale e maggiormente portati per la matematica grazie alla superiorità del loro emisfero destro. Nata negli anni settanta, l'ipotesi dei "due cervelli", per quanto sempre fortemente radicata nell'opinione comune, viene smentita insieme al suo presupposto rigidamente modularista: funzioni cognitive complesse come la competenza comunicativa e la capacità di orientamento spaziale, ben lungi dal poter essere confinate in regioni segregate del cervello, dipendono invece da circuiti tra aree diverse appartenenti a entrambi gli emisferi. Una spiegazione della differenza di genere, particolarmente in voga in questi anni, ci viene dalla psicologia evoluzionista: le caratteristiche degli uomini e delle donne attuali sarebbero frutto della selezione naturale, iniziata nella preistoria, in seguito alla ripartizione dei compiti fondamentali come la caccia e l'allevamento della prole; i ruoli particolari di ciascun sesso avrebbero quindi forgiato le strutture cerebrali differenti che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Ma l'ultima frontiera del determinismo biologico è rappresentata dalle nuove tecniche di neroimaging: grazie alla risonanza magnetica funzionale si spera di poter delineare un atlante completo delle differenze cerebrali che stabiliscono il comportamento maschile e femminile.
In Il sesso del cervello, in relazione alla differenza di genere viene declinato il tema classico del rapporto natura/cultura. Gli interrogativi sottesi a questo dibattito riguardano il fondamento stesso della nostra umanità: come si diventa uomini e donne? Qual è il ruolo giocato da fattori biologici universali? E qual è invece l'influenza dell'ambiente sociale e culturale in cui crescono i singoli individui? La risposta delle due autrici è affidata alle parole del biologo François Jacob: "Come ogni altro organismo vivente, l'uomo è programmato geneticamente, ma è programmato per apprendere". L'apprendimento, anche per quanto riguarda l'identità di genere, è reso possibile dalla plasticità cerebrale: le esperienze, molto diverse, a cui uomini e donne sono sottoposti nel loro contesto sociale e culturale, si inscrivono nella neuroanatomia dando origine a cervelli, e a individui, differenti.
Francesca Garbarini
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