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Scritti sull'Italia di Lev Trotsky si rivela una lettura fondamentale se si vuole comprendere a fondo come nacque l'"affare Trotsky". Come sappiamo, il Governo sovietico dichiarava Trotsky persona non gradita e Stalin fu il suo principale acerrimo nemico. Al punto che a Trotsky venne addirittura tolta la stessa cittadinanza sovietica e successivamente, come ben sappiamo, venne ucciso in Messico proprio per mano di agenti stalinisti. Ma lo stesso Trotsky fu accusato anche di essere il mandante dell'attentato contro un certo Kiroff, un omicidio della cui presunta colpevolezza il Trotsky venne esiliato dapprima in Norvegia. Ma il governo sovietico poi intervenne ufficialmente anche presso il governo norvegese per chiedere l'immediata espulsione di Trotsky. Fu una vera e propria persecuzione. Gli venne ancora rimproverato di consacrarsi a una agitazione politica contro il regime esistente in Unione Sovietica. Il primo ministro norvegese Nygaardsvold, interrogato circa la nota sovietica, rispose che la questione era allo studio, ma che nessuna riunione speciale di Gabinetto era stata ancora presa in considerazione. Da parte sua, il capo dell'Ufficio Centrale dei passaporti espresse l'opinione che non ci doveva essere all'ordine del giorno la questione di espellere Trotsky dalla Norvegia a domanda dell'U.R.S.S. Tuttavia, Trotsky e la sua moglie vennero custoditi , virtualmente prigionieri nel loro solito domicilio in Norvegia, e si ignorava quale nuova residenza spettasse loro. Alcuni prospettavanocome dimora obbligatoria una fortezza. Il Governo sovietico da parte sua sarebbe stato lieto di vedere Trotsky lasciare immediatamente la Norvegia, ma il Governo sovietico non ne domandava la consegna proprio per il semplice motivo che non sarebbe stato possibile farlo dal momento che gli avevano tolto la cittadinanza sovietica. E fu proprio durante il suo lungo esilio che Trotsky si rivolse all'Italia con i suoi scritti.
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