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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2005
Anno edizione: 2004
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A lungo, negli anni più aspri della confrontazione tra i due Grandi, si è dibattuto d'una terza guerra mondiale. Il dibattito è stato sempre molto serio, non solo per la "ragionevolezza" degli scenari immaginati come possibili quando la tensione s'accendeva più violenta, ma anche perché i falchi non sono mai mancati, nell'un campo e nell'altro. Il Dottor Stranamore fu una figura assolutamente credibile di quel tempo contorto, e un generale in pensione,???, scrisse un celebre volume dove si raccontava (ancor prima di Clancy) come si sarebbe svolto lo scontro tra l'Armata Rossa e la Quinta Armata. Fantapolitica e scontro ideologico si saldavano dialetticamente sullo sfondo di quel dibattito, contendendosi una preminenza cui la memoria della tragedia della seconda guerra mondiale stentava però a concedere agibilità concreta. Comunque i due campi esprimevano, ciascuno, un'identità definita e immediatamente riconoscibile, nel territorio, nelle forze coinvolte, nelle strategie che si rincorrevano.
Si è tornati a parlare d'una terza guerra quando la dottrina Bush (la dottrina della Sicurezza nazionale, enunciata nell'ottobre del 2002) si è inverata in un esercizio della forza che ha preteso di dividere il mondo in due campi - "noi" e "gli altri" - delegando prioritariamente alla potenza dei missili e dei carri la conferma della ragione di "noi" rispetto al torto degli "altri". Il racconto di Pirani accompagna ora, attraverso i suoi interventi giornalistici, i commenti, le analisi, le riflessioni segnate dall'urgenza dei fatti politici, quindici anni di storia e di conflitti in questo mondo sempre più inquieto; e alla fine di questi quindici anni, dalla seconda guerra del Golfo, quella di Bush senior, a questa di Bush junior e di Cheney, il racconto si trova costretto a porsi il problema d'una terza guerra possibilmente già cominciata senza che se mai sia stata ufficialmente dichiarata.
Pirani è uno dei commentatori più interessanti del nostro tempo difficile, perché - pur rifuggendo (verrebbe da dire: con indignazione) dalle tentazioni che tanti oggi manifestano, di rifugiare nel cerchiobottismo della "terza posizione" il loro intervento critico - colloca i suoi percorsi nitidamente nei territori del pensiero progressista ma vi si muove con naturale libertà da qualsiasi logica di schieramento. Questa sua identità culturale gli consente di ricuperare la ragione dei fatti e la motivazione delle politiche in un orizzonte dove la problematicità delle crisi internazionali s'impone sulle certezze della spiegazione, e dove la complessità del reale non si piega mai alla forza di un presunto dovere di allineamento dietro la minaccia alla nostra civiltà.
Chi, arrivato all'ultima pagina del libro, si trova a riguardarne la copertina e ne rilegge il titolo, probabilmente non troverà una risposta nitida alla domanda che vi è stampata. L'accettazione dell'idea di una "terza guerra mondiale" è anche l'accettazione che si sia ormai consumato il territorio della politica (quello che Qiao Lijang e Wang Xansui chiamano "il territorio della non-guerra"); questo non fa certamente parte del pensiero di Pirani. Ma il drammatico intreccio di interessi, politiche, nazionalismi, tensioni religiose che oggi sta dietro la crisi mondiale non consente nemmeno una risposta netta, definitiva, anche perché le mutazioni in corso stanno riproponendo un concetto della "guerra" che poco ha a che fare con la tradizione clausewitziana e napoleonica.
La prima guerra del Golfo, il conflitto israelo-palestinese, la guerra del Kosovo e quella in Iraq, gli attentati terroristici: sono questi gli argomenti trattati dal nuovo libro di Mario Pirani, giornalista editorialista de la Repubblica, una raccolta di articoli scritti negli ultimi quindici anni, che consente di approfondire argomenti di grande attualità ripercorrendo gli avvenimenti che sono all'origine dell'odierna crisi internazionale.
L'analisi dell'autore parte dalla tesi secondo cui l'instabilità dei nostri giorni è dovuta principalmente alla fine della guerra fredda, che per cinquant'anni ha costituito un impianto ideale e concreto in grado di impedire l'esplosione dei conflitti internazionali. Alla caduta del Muro di Berlino segue lo sgretolarsi della situazione di pacifica stabilità a cui avevano contribuito l'equilibrio tra due superpotenze contrapposte, la fine del colonialismo, la creazione della Carta delle nazioni Unite, la nascita dell'Unione Europea. Ricompaiono dunque i conflitti locali, l'ombra dei genocidi, si acuisce lo scontro tra palestinesi e israeliani ed esplode su scala mondiale il terrorismo islamico. In un tale contesto, l'umanità sembra tornare indietro nel tempo, alle tristi epoche in cui i conflitti armati rappresentavano la normalità. Si può allora parlare dell'avvento di una Terza guerra mondiale? L'interrogativo incombe e non trova risposta definitiva in un panorama in continuo mutamento in cui guerra e terrorismo si confondono e spesso si identificano. Pirani individua una possibilità di svolta nell'abbandono della politica unilaterale abbracciata dall'amministrazione Bush, che ha portato alla teorizzazione della guerra preventiva e alla logica dell'esportazione della democrazia, e nel ritorno al sistema dei rapporti multiraterali. Nell'ambito di questa rilettura del processo che ha portato alla tragica riaffermazione della guerra, l'autore coglie anche l'occasione per porre l'accento sul dibattito sorto in Italia sui temi della pace, della guerra, del terrorismo, dell'antisemitismo, della politica neoconservatrice americana, della globalizzazione e per riflettere sulle contraddizioni della sinistra italiana riguardo alla politica estera. Alcune pagine sono occasioni per dialogare o polemizzare con noti esponenti della cultura e del giornalismo del nostro paese, da Pietro Ingrao a Sergio Romano, da Adriano Sofri a Barbara Spinelli.
Con particolare attenzione al rigore e all'obiettività, l'analisi di Pirani indaga gli avvenimenti con attenzione e senza pregiudizi. Interpretazioni, tesi ed opinioni personali sono avanzate con coraggio e determinazione ed esposte con chiarezza e stile accessibile al vasto pubblico.
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