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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2023
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10 anni dopo la sua uscita questo libro è ormai decrepito . Le parole d'ordine ("né di destra n'è di sinistra" "mito rosso e nero"), l'ideologia sottostante, l'impianto. Tutto. Credo che chi si ammanta del mestiere di "storico" dovrebbe sempre stare attento alle parole che usa, per non finire sotterrato da esse. Non sempre è così. Il Libro di Pavone sulla resistenza, ad esempio, ha 20 anni e fra 50 anni sarà un testo di cui non si potrà fare a meno. Di questo sì. Perché a confronto di questo astioso e irritante volume, che sembra scritto 100 anni fa, la figura di Allende sembra quella di un uomo dei nostri giorni. Cosa vuol dire "nè di destra né di sinistra"? Lo storico è un uomo e gli uomini non sono imparziali. MAI (soprattutto quelli che dicono di esserlo). Il ricercatore serio lavora con metodo scientifico, ma dichiara fin da subito quale sia il suo punto di vista. Non può non averne uno e, nel caso di Allende e del Golpe Cileno, "tertium non datur". Perché Allende non era né un santo né un eroe, ma un presidente eletto in libere elezioni. Posso criticare quanto voglio l'uomo, le sue scelte politiche, anzi posso anche considerarlo sorpassato, ma non è stato sconfitto in elezioni è stato ammazzato in un colpo di stato di uno dei regimi più sanguinari e crudeli della seconda metà del secolo scorso. Qui si ragiona come se allontanandosi temporalmente dai fatti narrati se potesse sminuire la portata. Come se a Gettysburg, ad esempio, il rosso del sangue potesse cedere al nero dell'inchiostro. Lo storico che fa il proprio mestiere con passione mette insieme inchiostro e sangue. Sono d'accordo con la recensione precedente, ma, aggiungo io, mi chiedo come la casa EDIESSE, della CGIL, possa aver edito un libro così (a capire dall'introduzione non l'hanno neanche letto). Non credo si sia però trattato di una innocente distrazione, ma di una scelta politica, quella che considerava superati gli scontri di classe e la critica al capitalismo. Pare un secolo fa.
Il libro ricostruisce con estrema dovizia di notizie e particolari la storia cilena del XX secolo. La figura di Allende emerge nelle sue contraddizioni, secondo l'autore, ma il libro non appassiona e della figura umana di Allende si parla poco o nulla. Va bene l'intento di voler ricostruire una biografia nè di destra nè di sinistra, ma certe affermazioni sono semplicemente fuori dal mondo: come si fa a sostenere che la CIA ed il governo USA non avessere interessi economici-politici ad influenzare e rovesciare un governo democraticamente eletto? Il libro in alcune parti dà l'orticaria, ma indubbiamente stimola la ricerca di altri testi sull'argomento. Non metto in dubbio la competenza dell'autore e sicuramente anche la buona fede, ma in troppe parti del libro si intravede una spocchia da docente-saccente. Un libro che fornisce dati interessanti e costruisce teorie date per certe, ma ha un grave difetto: non emoziona. Al lettore l'ultima parola.
Si tratta di una biografia critica, in cui la figura di Allende è studiato e analizzata nel contesto della storia del Cile, con metodo storiografico rigoroso ma anche con buona scrittura che rende agevole e piacevole la lettura del libro. Non è una agiografia di sinistra né un libro contro Allende di destra, ma una ricerca storica documentata e obiettiva su ciò che veramente era e ha fatto Allende e che cosa è successo in Cile dal 1908 al 1973, con particolare attenzione al periodo 1970-1973, cioè agli anni della presidenza Allende e della sua tragica conclusione. L'ampia bibliografia, quasi tutta di fonte cilena, è quasi completamente sconosciuta in Italia dove di Allende si ha ancora l'idea falsa e mitologica degli anni Settanta. L'autore è uno specialista di storia del pensiero politico e di storia politica dell'America Latina.
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