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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2020
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L'opera, dedicata allo studio della rivolta di Reggio Calabria, mostra notevole capacità di pensare e organizzare un ricco e vario materiale di documenti e testimonianze al fine di comprendere criticamente i fatti del 1970-71, oltre pregiudizi ideologici, schemi preconfezionati o teoremi alla moda. L'oggetto prescelto è difficile da maneggiare ed è esemplare circa le gravi lacune ancora presenti nella ricerca storiografica. Dallo studio di un caso locale, ma dalle enormi connessioni e ripercussioni sul contesto politico nazionale, Ambrosi ricava strumenti di indagine e di interpretazione utili per chiunque intenda esaminare come e quando gli anni settanta sono diventati il decennio più vicino al nostro tempo. Nel senso che il rapporto tra cittadini e politica ha cominciato allora a mutare radicalmente, favorendo nel bene e nel male lo scenario odierno, complice un diverso contesto internazionale. Ambrosi combina storia, antropologia, politologia e sociologia. Parte dall'ovvio, scartato sempre dai dietrologi, nel senso che rileva la matrice identitaria e localistica della protesta. Ne spiega quindi la progressione in senso populistico per il suo innesto dentro un sistema partitico costruitosi attorno a un meccanismo di delegittimazioni incrociate e su un deficit di coesione nazionale che ha molti responsabili, dall'alto e dal basso, dal centro e dalla periferia, nei cent'anni precedenti. A cavalcare un'antica ideologia antipartito non mancò neppure la criminalità organizzata sul territorio, la 'ndrangheta, che del caos approfittò. A Reggio si ebbe così una rivolta urbana delle élite locali, ma anche interclassista e popolare, non fascista ma populista, annuncio della crisi di rappresentanza che la democrazia italiana avrebbe conosciuto decenni dopo.
Danilo Breschi
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