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«Ci ho messo molto di me. Basil Hallward è come ritengo di essere; Lord Henry è come il mondo ritiene che io sia; Dorian è come vorrei essere – in altri tempi, forse.»
Il ritratto di Dorian Gray è forse l'opera in cui Oscar Wilde si è maggiormente riconosciuto. La storia è quella di un bellissimo giovane, Dorian Gray, che riesce a conservare intatte gioventù e avvenenza, nonostante le dissolutezze cui si abbandona: è infatti un suo ritratto, tenuto nascosto, a invecchiare al suo posto. Accolto dalla critica vittoriana con scandalo e furiose polemiche, il romanzo costituisce una sorta di manifesto del decadentismo europeo, e ancora di più una summa della "filosofia" wildiana. Non c'è solo la ricerca della sensazione intensa e rara, la fede nel piacere come unica guida e nella supremazia dell'artista su ogni convenzione. L'esule irlandese Wilde – «figlio di una patriota, dileggiato dalla grettezza di un popolo che mai lo adottò, e anzi, lo mise alla berlina, lo condannò ai lavori forzati, lo bandì», come scrive Enrico Terrinoni nell'introduzione – critica la società, quella britannica in particolare, dal punto di vista estetico, morale e sociale, e la pone come esempio non da imitare ma da rifuggire. La sua è prima di tutto la battaglia dello spirito e dell'immaginazione contro l'etica utilitaristica. L'estetismo esasperato del Ritratto di Dorian Gray, con la sua lingua raffinata – e affilata – ai limiti dell'artificio, è solo una superficie: quando parla di arte, di musica, di letteratura, infatti, Oscar Wilde sta parlando di politica, sta parlando di come cambiare il mondo. In nome di quei valori di bellezza, cultura, umanità, che ha incarnato e difeso con la propria esistenza "vissuta come un'opera d'arte".
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Capolavoro.
Sono passati quasi trent'anni dalla prima lettura in seconda Liceo e per tutto questo tempo avevo conservato un ottimo ricordo di essa, un ricordo fatto di emozioni e di passione. A questo punto mi domando chi me lo ha fatto fare di rovinarmi quel bel ricordo... sì, dico rovinarmi perché questa seconda lettura è stata invece una mezza delusione. Nulla da dire sulla cifra stilistica perché le pagine scorrono velocemente e in modo armonioso ma il contenuto mi ha lasciato per molti aspetti deluso: una prima parte troppo densa di aforismi e di riflessioni auliche, il personaggio di Lord Henry che mi è risultato quantomeno odioso mentre quello di Dorian Gray quantomeno stupido. Certamente una favola assolutamente moderna ma proprio per questo, con gli occhi del quarantenne che l'aveva già letta, assolutamente scontata.
Ascoltato come audiolibro, capisco perché molti scrittori facciano riferimento a questo romanzo parlando di personaggi amanti della bella vita, sprezzanti del pericolo e oltre a qualsiasi buoncostume. Un vero e proprio patto con il demonio per ottenere quei piaceri e quella bellezza che sono effimeri. Sarà che sono distante da questi desideri, ma non ho molto amato Dorian. Le sue scelte di vita sono molto discutibili.
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