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Un testo toccante, la cui lettura a volte ho dovuto sospendere perché dolorosa, ma che trovo esemplarmente autentico. Una meditazione sulla perdita degli affetti, sui luoghi privati e collettivi della memoria, non consolatoria, ma nutriente.
Una storia di ricerca della verità. Vengono messi alla luce fatti e crimini commessi dalla dittatura gheddafiana degli anni ‘90. Un libro shockante e commovente; assolutamente consigliato.
“Magari fossi stato il figlio di un uomo felice, che arriva alla vecchiaia con tutti i suoi beni, […] è scomparso nel nulla, ignoto, e ha lasciato a me pene e dolori…” Nella chiara identificazione di Matar come un moderno Telemaco, non si può che considerare quanto i classici avessero già compreso tutto, e a come la storia umana si ripete. “Il ritorno” si specchia nello stesso Mediterraneo de l’Odissea dandosi una sua struttura fatta di ricordi personali, di riflessioni intime, di pura cronaca e rimandi storici. E’ un racconto di vita vissuta nei decenni della dittatura di Gheddafi che, paradossalmente, raggiunge la linearità articolandosi attraverso una continua frammentazione temporale. Si capisce che il “ritorno” è un viaggio di ricomposizione che non può prescindere dal sentirsi spaccati in due, dall’affondare le mani nella memoria, oltre le difese, fino al centro del dolore per la perdita del padre e per il senso della sua mancanza; per l’impossibilità di un corpo da piangere e seppellire e o - ancor peggio - per l’incertezza che avvolge il destino del genitore. Una volta partito, Matar non potrà risparmiarsi nulla; nemmeno di guardare negli occhi la feroce arroganza del Tiranno, di misurarsi con la sua disumana scaltrezza. Malgrado tutto, non potrà non amare meno il suo luogo, la sua radice, che gli appartiene ancor più profondamente in quanto esule. Un auto-esilio, il suo, che può leggersi come la rescissione di un legame, quasi a voler compensare la mancanza del conflitto e della soluzione del conflitto con il padre, un padre eroe dissidente imprigionato dal regime. Si torna per cercare i pezzi mancanti e conoscere, si torna per riconciliarsi con se stessi, recuperare lo scollamento coi luoghi e con la propria storia sfuggita di mano, per rendere giustizia ai martiri, restituirgli la dignità…Non si dovrebbe mai partire o non si dovrebbe mai tornare: a iniziare da questa considerazione prende il via il viaggio di ritorno Matar che è molto, molto più r
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