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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Quando Tito Sperla riceve la prima email di Orazio Cinabro, un leggendario scrittore scomparso dalla scena letteraria molti anni prima, non crede ai suoi occhi. E ancor meno crede a quello che legge, quando Cinabro gli rivela di aver ricevuto da un amico "La purezza", il romanzo che Sperla sta tentando faticosamente di far pubblicare, e di averlo trovato bellissimo.
«Il suo apprezzamento per il mio romanzo mi lusinga, e quando rileva che "La purezza" potrebbe avere ancora bisogno di qualche piccolo ritocco, non ho dubbi che lo dica a ragion veduta. Ma chi potrebbe illuminarmi in questo senso?»
Dopo aver individuato nel libro di Sperla alcuni margini di miglioramento, Cinabro si offre di fargli da guida, per aiutarlo a perfezionare il romanzo in vista della pubblicazione. Sperla accetta con entusiasmo, e inizia così un serrato carteggio tra i due, carteggio che a un certo punto, però, comincia a prendere una strana piega. Cinabro si fa via via più irritabile e irritante, a volte offensivo, nei confronti del giovane discepolo. Qualcosa, nel rapporto tra i due, sta cambiando. Sperla non se ne accorge, o forse non vuole accorgersene, ma è ovvio che dietro i mutamenti nel tono di Cinabro c'è qualcosa in più dell'umore ballerino di un vecchio bilioso.
Romanzo epistolare, giallo, noir o semplicemente scherzo letterario, La revisione è di difficile collocazione in quanto a genere. Ma basta non prendersi la pena di incasellarlo da qualche parte per riuscire ad apprezzare a pieno e come merita questo libro in tutta la sua arguzia, perfido sarcasmo, limpida cattiveria, scrittura fluida e ben calibrata che trascinano il lettore in una cavalcata senza freni fino a un epilogo che nulla ha da invidiare alla sequenza di apertura de La grande bellezza di Sorrentino.
Per chi non conosce i retroscena della pubblicazione di un libro, la revisione o editing, in breve, è quel processo che il dattiloscritto subisce dopo la prima stesura e che comporta non solo una correzione di eventuali errori di battitura, grammatica e sintassi (può succedere anche ai migliori scrittori), ma anche una serie di trasformazioni del testo suggerita dal revisore/editor per rendere l’opera migliore o più appetibile a un pubblico di lettori che la casa editrice ha identificato per quel particolare libro. È un processo a volte doloroso per l’autore, di sicuro faticoso sia per lui/lei che per gli editor i quali possono trovarsi a combattere con un ‘padre’ o una ‘madre’ che riluttano al pensiero di vedere, per usare un eufemismo, le orecchie del proprio figlio mozzate di netto. Di sicuro il revisore non è una figura amata, ma necessaria sì, addirittura indispensabile. Alcuni scrittori lo vedono come un mostro spietato, ci litigano e farebbero qualunque cosa pur di evitare di sottoporsi a un processo di editing.
Nulla però al confronto di Orazio Cinabro, editor autoproclamato del libro La purezza, opera prima del giovane e illuso Tito Sperla, un romanzo distopico che immagina una società dalla quale il denaro è stato per sempre bandito.
Cinabro, un tempo autore famoso sebbene di nicchia, vanta la pubblicazione di due romanzi così astrusi da essere stati compresi da pochissimi lettori e rifiuta la paternità di un terzo libro la cui stroncatura da parte di critici e pubblico gli ha distrutto la carriera. Non di meno, il suo nome è ancora molto noto nell’ambiente e quando Tito Sperla si trova a leggere sul proprio computer la mail di Cinabro non crede ai propri occhi. Il vecchio scrittore, infatti, sostiene di aver ricevuto il dattiloscritto di Sperla dallo scrittore e editore Dalmasso – altro nome celebre nel mondo della letteratura – per una prima valutazione e di averlo trovato unico, meraviglioso, stupefacente, perfetto. Sperla, che vive di stenti e privazioni e si fa mantenere dalla fidanzata immobiliarista Ida Taddei, inizia a quel punto un serrato carteggio con Cinabro il quale, lettera dopo lettera – o mail dopo mail, se preferite – lo lusinga e lo denigra, lo incoraggia e lo insulta, gli impone prima una serie di pesanti correzioni, poi la completa riscrittura del romanzo, infine addirittura un nuovo titolo.
Ma questo lo scopriamo dopo aver letto la lunga deposizione della fidanzata di Sperla, Ida, di fronte all’annoiato e accaldato – siamo nel bel mezzo di un torrido agosto cittadino – commissario Possessere, in seguito a un’esplosione provocata da una fuga di gas che ha distrutto la palazzina abitata da Tito Sperla, uccidendo lo scrittore e gli altri inquilini. Sarà Ida a consegnare al commissario una stampata del carteggio fra Sperla e Cinabro, carteggio fortunosamente recuperato, e a chiedergli di indagare su quell’incidente davvero sospetto.
La revisione gioca in modo gustoso e colto sul rapporto carnefice/vittima condito, in questo caso, dal mettere l’uno contro e di fronte all’altro due personaggi che hanno fatto della scrittura e soprattutto delle parole la ragione stessa della loro esistenza. Gioca sull’invidia e il dispetto di chi non cavalca più l’onda della fama nei confronti di chi ha i numeri per diventare celebre. Gioca sull’impostura, le bugie e le falsità alle quali ricorrono i disperati e i perfidi e Cinabro incarna la quintessenza dell’impostura in ogni sua forma. Leggendolo capiamo cosa succede quando un sadico infido e crudele incontra un masochista sprovveduto e pavido.
Leva e Pastore inventano, ma non più di tanto, esagerano, ma senza eccedere, si divertono e divertono chi legge con una storia di libri che finisce per essere non solo un apologo sul potere e su chi ha la forza e l’astuzia di esercitarlo nei confronti dei più deboli, ma anche una parabola amara sul trionfo dell’ignoranza, dell’incompetenza e della volgarità.
E nell’iniziale racconto di Ida dove appare, fra le altre cose, una misteriosa invasione di topi nella palazzina del povero Tito Sperla ci sembra di rivedere la scena dell’arrivo della nave con la bara di Dracula nel porto di Londra preceduto da una fuga agghiacciante e precipitosa di ratti. Perché, come scopriremo leggendo La revisione, anche Cinabro altro non è che un vampiro assetato di parole e fama che non esita a spargere, senza misericordia, morte e distruzione al fine di ottenere ciò che non merita.
“Un ritocco qui, una limata lì, come dice lei con faciloneria, non basteranno affatto. La revisione è importante, e altrettanto importante è la revisione della revisione, così come la revisione della revisione della revisione, e poi la revisione della revisione della revisione della revisione, e così di seguito. Non sono permesse concessioni, non ci si può fermare, non ci si deve mai sentire appagati e credere di avere completato il lavoro, perché alla fine si giunge solo per esaurimento. Tutto conta, o meglio tutto può contare, anche i dettagli apparentemente più insignificanti”.
Tra un ritocco e l’altro la “revisione” diventa un rimaneggiamento totale, il sovvertimento vero e proprio dell’opera originale dell’autore, passando attraverso una serie di rivoluzioni stilistiche e concettuali, fino ad arrivare addirittura al cambio del titolo del romanzo. Tutto avviene attraverso un susseguirsi di mail con scambi di idee, filosofie letterarie e di vita, umiliazioni ricorrenti dell’autore di cui il revisore passa al setaccio non solo l’opera e le abilità di scrittura, ma anche la vita e la psiche.
Come spesso accade ai lettori “seriali”, ho cercato di dare un’etichetta a questo romanzo, ma ho avuto qualche difficoltà. E’ indubbiamente un romanzo epistolare, ma è anche una sorta di giallo, in cui il “delitto“ ci viene presentato sin dall’inizio e se ne scoprono i retroscena solo andando avanti nella corrispondenza paradossale tra i due protagonisti. Entrambi i generi non sono mai stati la mia passione; a ciò devo aggiungere che dallo sviluppo di questa storia sono stata realmente spiazzata.
Se dovessi trovare un aggettivo per definire il susseguirsi delle mail che i due protagonisti si scambiano, sarebbe certamente “surreale”: mano a mano che si va avanti nella conversazione i dialoghi si fanno sempre più simili a deliri, mentre l’aspirante scrittore entra nel vortice della “revisione” della sua opera e le richieste del revisore diventano ogni volta più pressanti, a tratti paradossali e sempre più slegate dalla mera revisione del testo.
A completare il quadro, intorno ai protagonisti si muovono una serie di personaggi che paiono inizialmente marginali, ma che con la loro “limitatezza” o con il loro essere completamente fuori dagli schemi, sono fondamentali attori della macchinazione che si spinge ben al di là dell’editing. Spesso viene da chiedersi se questo sedicente genio della letteratura e le sue opere esistano davvero; la sua personalità complessa a volte diventa talmente speculare a quella dell’aspirante scrittore da avermi perfino indotta a pensare che a scrivere fosse la stessa persona, scissa in un vero e proprio delirio.
Una lettura sicuramente originale, con una parte finale che diventa indubbiamente avvincente e lo spunto insolito del romanzo nel romanzo, ma con una fase centrale di stallo in cui ho faticato un po’ a non perdere il filo tra le elucubrazioni dell’uno e dell’altro, con nessi logici a tratti di difficile comprensione (e confesso di non averli sempre capiti tutti…).
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