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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2002
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Un Tolstoj meno grandioso rispetto ai due romanzi più celebri ma che resta sempre attento ad alcuni temi suoi classici come l'attenzione verso le classi meno abbienti...in questo il romanzo resta ancora grandioso, meno nella storia in sé che non vorrei osare troppo definendola molto meno interessante...
Non il libro più conosciuto di Tolstoj, ma io l'ho trovato molto bello sia per le analisi dei personaggi sia per come il protagonista affronta il suo percorso di resurrezione morale, vero o imposto che sia
Innanzi tutto una osservazione: la miseria, l'ingiustizia, la sperequazione sociale, l'oppressione sono ancora di questo mondo e il sogno tolstoiano di un mondo migliore non si è realizzato, né mai si realizzerà. Amara, dolorosa constatazione, come amare e dolorose sono le vicende narrate in questo grande romanzo, un affresco sociale la storia di un'anima. Il limite, se lo si vuole definire tale, sta nell'eccesso di descrizioni minuziose di personaggi e vicende che talvolta esulano dal filo principale e da un certo tipo di forzatura "a tesi" , per cui il grandissimo autore russo si è prefisso di dimostrare quello che un'anima nobile in qualche modo "dovrebbe" fare per rimediare ad un errore del passato. In questa fluviale epopea mi hanno colpito , singolarmente, due dettagli apparentemente marginali: il rumore cupo del ghiaccio che si spezza nella notte primaverile, quando il protagonista sta per sedurre Katjuscia, e il suono di un pianoforte invisibile, meccanico e ossessivo, suonato dalla figlia di uno dei tanti grandi burocrati della macchina legislativa, tutti ugualmente spietati e ottenebrati dalla impersonalità della loro funzione.
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