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Scritto nel 1985, Irving si immerge in una immensa sfida provocatoria. La storia, ben nota, narra nel dettaglio un ventennio di vita dell'anomalo orfano Homer Wells. La caleidoscopica penna dell'autore ci obbliga ad affrontare temi scomodi e controversi, come la morte, l'abbandono, l'aborto, il tradimento. Al tempo stesso ci impone la necessità di proseguire nella lettura per scoprire cosa succederà, toccando senza ipocrisie i tasti emozionali del lettore. Ci piazza davanti le regole, che ben poco hanno a che vedere con il sidro dolciastro di mele, regole del "gioco della vita" a cui tutti siamo vulnerabili, senza celare la crudeltà. La maestosità di Irving sta nel saper fornire le balsamiche parole per lenire gli strappi. Pagina dopo pagina, ci si sente invischiati all'interno di una famiglia surrogata che si evolve al ritmo della vita e della morte. È un romanzo pesante? Assolutamente no. La mole "mattone" non deve scoraggiare. Anche se il libro ha una narrazione lenta, in alcuni capitoli il lettore può sentirsi statico e disorientato, Irving ha il talento di ribaltare immediatamente la situazione: di colpo ci si trova avviluppati alla vicenda, con la sensazione di essere compartecipanti all'interno dei dialoghi e della loro vita. È un libro di formazione? Si. Non so come sarebbe stato il mio approccio a temi così ambigui se l'avessi letto a vent'anni. Sicuramente non avrei ben inteso il ruolo di Wilbur Larch, medico dell'orfanotrofio St. Cloud's, nei confronti di Homer. Ma la volontà di leggere questo libro equivale alla possibilità di confrontarsi con le molte dinamiche che ognuno di noi potrebbe esperire nel corso della vita. Mi sento di consigliarlo senza limiti di età. È un libro abortista? No, esattamente l'opposto. È inno alla vita, quella imperfetta, quella che disarma e che ti rompe le uova nel paniere. Vivere e saper cambiare prospettiva di osservazione. Accettare e redimere, senza giudicare.
Non è la storia che mi aspettavo, In alcuni punti poteva essere sicuramente più corta.È una storia carina,in cui si parla anche di tempi importanti e che vengono trattati bene e con delicatezza ma non mi ha colpita particolarmente
Mi piace la scrittura di John Irving, ma la storia non è riuscita ad appassionarmi. L’ho trovato lento, ripetitivo, lugubre. Non è forse il mio momento per leggerlo. Forse il film sarà stato più scarno e quindi maggiormente godibile.
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