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Lirico e visionario, Questo mondo non ci appartiene è un'indagine sul fragile confine tra bene e male, sacro e profano, lucidità e follia.
Ogni cosa è ancora lì, ma nulla parla di noi, padre. Anche le case invecchiano e dimenticano.
Dopo anni, Lucas torna alla casa dei genitori per trovarla invasa da due sconosciuti: la casa appare intatta, ma tutto è cambiato, a partire dal giardino tanto amato dalla madre, ora un trionfo di pacciame e desolazione. Il ritorno segna un lungo dialogo del protagonista con il padre morto, nel disperato tentativo di rimettere insieme i pezzi di una vita ormai perduta. Che fine ha fatto Josefina, sua madre? E perché il padre ha aperto la porta a Felisberto ed Eloy, che ora sembrano essersi impossessati di ogni cosa? Di fronte al crollo dell'unico mondo che conosce, Lucas troverà conforto nel minuscolo universo degli insetti, punto d'unione fra l'uomo e la terra.
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Scritto in forma di romanzo, "Questo mondo non ci appartiene" è invero una lunga preghiera (di cui ritroviamo gli stilemi sparsi tra le pagine). Al tempo stesso è l'anatema lanciato da un ragazzo verso il proprio padre e verso ogni cosa umana che a differenza degli insetti pecca, non evolve, muore, si dimentica. Che a differenza delle piante non si aggrappa alla vita, non spacca la roccia per osservare il sole, non si incaponisce, anzi, si abbandona. La storia c'è (e non la riassumo qui), ma è lo stile, lirico e soffocante, a svettare tra le pagine, tanto che a dispetto della sua brevità, consiglio una lettura lenta e meditata. Le parole di questo debutto letterario hanno un odore prima ancora di una forma. Quello dolciastro della terra bagnata, quello marcio del legno. Poi il muschio, le foglie, la muffa, la decomposizione. Interessante anche la resa grafica del libro. Ogni capitolo ambientato nel passato mostra una chiave, come se al lettore fosse concesso di aprire stanze e bauli, per spiare e rovistare al loro interno. Di contro, ogni capitolo ambientato nel presente reca il disegno di un insetto. Qui torniamo al punto di partenza. Non si cerca il parallelo, bensì la distanza tra gli essere umani e loro, laddove anche la convivenza è passeggera e non priva di dolore. "Questo mondo non ci appartiene" è la prima vera grande sorpresa letteraria dell'anno, almeno per me.
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