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La psicoanalisi come esercizio critico
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Descrizione


Psichiatra e psicanalista, Jervis ripercorre in questo saggio la metamorfosi della teoria di Freud, dopo la caduta delle certezze e dei miti che la sorreggevano. Una metamorfosi benefica: il crollo del dogmatismo non ha distrutto, ma esaltato la natura critica del metodo psicoanalitico.
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Dettagli

1994
Tascabile
1 gennaio 1994
222 p.
9788811674597

Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1989)
recensione di Battaggia, P., L'Indice 1989, n. 6

Jervis chiarisce fin dall'inizio il proprio intento di riproporre la ricerca freudiana e la cura psicoanalitica nei loro aspetti di pensiero e procedimento critici, cui mal si addicono presentazioni e sviluppi dottrinari sistematici e privi di una prospettiva storica.
Considerata come impresa scientifica, la psicoanalisi è difficilmente difendibile sul terreno del confronto con il metodo delle scienze della natura. Anche i ricorrenti appelli a certi aspetti relativistici della moderna epistemologia appaiono tutt'altro che convincenti. Gli attuali orientamenti della psicologia, inoltre, hanno sottratto alla psicoanalisi parte della specificità che al suo sorgere poteva vantare sul terreno del riconoscimento della dimensione inconscia e degli autoinganni della coscienza. Se si attiene però con rigore alla natura empirica del proprio procedimento, implicante uno stretto rapporto fra teoria e pratica clinica, essa conserva, nei confronti della psichiatria e della psicologia, una precisa ragione d'essere grazie alla sua funzione di critica, di interrogazione, di apertura sul mondo interno del paziente e del terapeuta stesso. Del resto, il rifiuto di attenersi ad ogni fondamento biologico nella costruzione di ipotesi teoriche sulla psiche si accompagna sovente ad un soggettivismo e ad uno spontaneismo incontrollati.
Nei due capitoli dedicati all'interpretazione psicoanalitica, Jervis prende in esame l'opera di alcuni studiosi statunitensi che hanno recentemente riscosso molta attenzione richiamandosi in varia misura all'indirizzo ermeneutico. Nel rifiuto di una metapsicologia legata, tramite la discussa teoria delle pulsioni, ad un concetto di energia psichica non compatibile con le attuali conoscenze scientifiche, essi non mostrano, secondo Jervis, la consapevolezza della posta in gioco ben presente in Ricoeur. Il problema aperto da Freud sui limiti che un inconscio conflittuale, ancorato ad irriducibili esigenze biologiche, impone al primato della coscienza, viene accantonato o eluso. Ne deriva una difficoltà a rendere conto dell'inconscio e del conflitto, con una tendenza a riportare in primo piano il soggetto cosciente ed un appiattimento del concetto di interpretazione contrastante con le possibilità offerte dallo stesso approccio ermeneutico.
La tematica del controtransfert consente infine di riportare sul terapeuta il discorso critico della psicoanalisi. Nell'indurre il paziente a chinarsi sul proprio inconscio, egli non può esimersi dal fare altrettanto. Ne scaturisce un invito, esteso all'intera psicoanalisi, ad accettare una posizione antidogmatica di incertezza che, nella consapevolezza della crisi teoretica che la investe, si riproponga di salvaguardare il metodo critico che la caratterizza.

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Conosci l'autore

Giovanni Jervis

1933

Giovanni Jervis (1933-2009) è stato uno psichiatra italiano. Ha analizzato da diverse angolature il tema dell’autorità, della depressione e delle illusioni, e soprattutto dell’identità. Nel suo lavoro La conquista dell’identità (Feltrinelli, 1997), sostiene che la ricerca dell’identità vada collegata al quadro storico attuale, che vede il dissolversi dei modelli ereditati dalla famiglia e dalla tradizione, e che questa ricerca è caratterizzata dal fatto che i suoi esiti non sono scontati. Si può assistere a profonde diseguaglianze o all’apertura di nuove possibilità di identità.Con Feltrinelli sono usciti anche Il buon rieducatore (1982), Manuale critico di psichiatria (1991), Fondamenti di psicologia...

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