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Il rapporto tra operaismo italiano e architettura è stato, negli ultimi anni, oggetto di una particolare attenzione da parte della critica internazionale.
«Si costruisce una critica anti-utopica, strutturata sulla polemica contro le figure ideologiche del socialismo, di quello social-democratico d'antan per arrivare a quello "reale" sovietico» - Toni Negri, Il Manifesto
Si tratta di un capitolo del pensiero italiano, forse per troppo tempo trascurato, che vede al suo centro il lavoro di Manfredo Tafuri e della scuola di Venezia, ma che, sul finire degli anni Settanta, si apre ad altri percorsi di ricerca e si conclude con una serie di domande inevase - ancora attualissime - sul ruolo, la funzione e le possibilità inesplorate dell'arte del costruire nel suo rapporto con i grandi spazi dell'urbanizzazione contemporanea. Libera da ogni residuo di nostalgia, corrosiva nei confronti delle più diffuse mode culturali, la critica operaista dell'architettura ha tratteggiato i limiti ideologici della disciplina e i contorni materiali di un settore determinante della produzione contemporanea, attraverso un brillante incontro tra filosofia e tecnica, militanza politica e pratiche professionali.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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