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Il profeta disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del Cinquecento
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Il profeta disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del Cinquecento - Giorgio Caravale - copertina
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profeta disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del Cinquecento

Descrizione


L'approfondita ricerca di Caravale mette a fuoco la vicenda biografica e l'itinerario intellettuale del fiorentino Francesco Pucci (1543-1597). Stabilitosi ventenne a Lione per praticare la mercatura, nello stimolante ambiente lionese Pucci maturò la decisione di dedicarsi "allo studio delle cose celesti ed eterne", e da allora visse in Francia, in Inghilterra, in Olanda, in Polonia, a Praga elaborando e discutendo un suo ideale di religione universale che tuttavia non trovò ascolto nei differenti ambienti religiosi protestanti in cui visse. Tornato al cattolicesimo, volle rientrare in Italia per presentare al papa le sue tesi, ma venne imprigionato e condannato a morte per eresia. Lo studio di Caravale, che si avvale anche di lettere inedite, mette in luce in particolare il peso fondamentale della formazione italiana di Pucci, ricostruisce il contesto in cui maturò la sua proposta politica e religiosa e spiega le ragioni del suo fallimento.
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Dettagli

2011
19 maggio 2011
241 p., Brossura
9788815150523

Voce della critica

Su Pucci è stato pubblicato recentemente un romanzo, firmato dal francese Alexis Mourre, che prende spunto dall'avventurosa vita dell'eretico fiorentino e dei suoi legami con la Francia cinquecentesca. Anche la ricerca di Caravale, sul versante rigorosamente scientifico, segue la vicenda di questo giovane apprendista mercante, trasferito a Lione e trasformatosi in appassionato indagatore della "verità divina" sul filo delle controversie in campo cattolico e protestante nell'Europa cinquecentesca. Proprio la dimensione europea della biografia di Pucci, già sottolineata in un pionieristico volume di Cantimori, viene messa qui in piena luce e ulteriormente studiata nelle sue pieghe più minute: dalla conversione al protestantesimo dopo lo choc della notte di San Bartolomeo, alle peregrinazioni fra Londra, Basilea, Cracovia e Praga, fino al ritorno in Francia nella definitiva convinzione che le stesse chiese riformate, come quella cattolica, peccano per "rigidità dogmatica e disciplinare" se rifiutano di riconoscere la "libera e diretta ispirazione divina in ogni credente". Con queste idee, molto vicine a una "concezione del cristianesimo come religione naturale", che egli condivideva con Bruno e Campanella, Pucci predicò negli ultimi anni un utopico irenismo allo scopo pacificare "l'intera cristianità". E l'illusione di poter offrire al papa questa proposta, tornando in Italia e a una chiesa di Roma "che egli immaginava (e sperava) non ancora chiusa a difesa di una rigida ortodossia dottrinale", lo condusse direttamente al rogo nel 1597, accusato di pelagianesimo. Ma il radicalismo di Pucci era qualcosa di più di una "riproposizione dell'eresia pelagiana", conclude Caravale, poiché annunciava una radicale critica del cristianesimo e "spalancava le porte all'Europa di Baruch Spinoza e di Pierre Bayle".
Rinaldo Rinaldi

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Conosci l'autore

Giorgio Caravale

è professore ordinario di Storia moderna presso l’Università degli Studi Roma Tre. È autore di molti volumi sulla storia culturale e religiosa della prima età moderna, tra cui Forbidden Prayer. Church Censorship and Devotional Literature in Renaissance Italy (Ashgate 2011), The Italian Reformation outside Italy. Francesco Pucci’s Heresy in Sixteenth-Century Italy (Brill, 2015), Preaching and Inquisition in Renaissance Italy. Words on Trial (Brill, 2016), Beyond the Inquisition. Ambrogio Catarino Politi and the Origins of the Counter-Reformation (Notre Dame University Press, 2017), Censorship and Heresy in Revolutionary England and Counter-Reformation Rome. Story of a Dangerous Book (Palgrave, 2017), Libri pericolosi. Censura e cultura italiana in età...

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