Quante sono le specie viventi che popolano la Terra? Il lettore di oggi potrebbe bollare questa domanda come un mero esercizio nozionistico o, al più, come una provocazione tesa a soddisfare una curiosità fine a sé stessa. L’appassionato di scienza potrebbe, invece, storcere il naso, ben sapendo che, a dispetto di tutti i progressi compiuti nel tempo, siamo ancora ben lontani dal poter anche solo ipotizzare una risposta vagamente sensata. Ma tre secoli fa, nell’Europa dei Lumi, l’interrogativo suonava più che legittimo: in fondo, si diceva, se Noè era riuscito a raccogliere tutti gli esseri viventi all’interno di un’arca, perché un naturalista abbastanza paziente non avrebbe potuto fare altrettanto all’interno di un’opera o di un sistema teorico? L’ambizione di comprendere la vita in ogni sua forma divenne così il motore che azionò una serie di meccanismi che da allora, passando per Lamarck, Cuvier, Darwin e Mendel, hanno plasmato la nostra attuale prospettiva sul mondo. Questo processo ha però due padri che, pur contemporanei tra loro, non avrebbero potuto essere più diversi: Carl Linneo, medico svedese con un’attitudine all’autopromozione, e Georges-Louis de Buffon, nobile e custode del giardino del re di Francia. Per gran parte del XVIII secolo, si sfidarono per completare un esaustivo censimento di tutta la vita sulla Terra. Un compito che consumò le loro esistenze alimentando una profonda rivalità reciproca. Entrambi intrapresero il proprio lavoro credendo che la Terra non contenesse più di qualche migliaio di specie, ma la sorpresa dovuta alla ricchezza della vita e alla sua inaspettata diversità li portò a sviluppare visioni «nettamente divergenti sull’ambiente, sul ruolo del genere umano nel plasmare il destino del nostro pianeta e sulla stessa umanità». E, mentre il comune obiettivo continuava a sfuggire, lasciarono dietro di sé eredità che si sono scontrate per secoli. E che si scontrano ancora oggi. Una prodigiosa moltitudine è la storia di due vite parallele «vissute all’ennesima potenza, nel tentativo di conoscere le verità fondamentali della nostra esistenza. Il desiderio di comprendere tutta la vita rappresentò un obiettivo impossibile da raggiungere, alimentato dal genio, dall’arroganza, dall’abbaglio di una fama immortale e dalla passione per la pura conoscenza del nostro mondo e di noi stessi. Non c’è mai stato un compito più umano».
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