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.Il libro è una serie di quadri la cui protagonista è una donna, Andrea, da bambina alla giovinezza, Ogni lettore può riconoscersi in almeno uno di questi quadri, stazioni della sua via crucis evolutiva, Andrea è una presenza anarchica, non ideologica, ma corporea, Non ha maestri, Non nasce da storie o da ricordi, Andrea non ha ricordi e scopre di non avere neanche una madre. Senza ricordi niente futuro, dice. Una specie di ragazza selvaggia, gettata in un mondo che le si presenta già codificato, che propone sé stesso come la casa a cui diventare conforme. Andrea accoglie le pulsioni di generazioni di giovani, ha la forza di un corpo, che mette in campo istinti e diritti prescindendo da modelli, ubbidendo alla sua forza vitale, costruendo relazioni, legami e regole, che abbiano un senso. La sua anarchia, il suo ribellismo sono una forza insopprimibile, un modo di essere e non un modello di come bisogna essere. Un libro sulla gioventù, una gioventù femmina.. Una libertà che risuona Goliarda Sapienza, su questa natura, che si adempie ma non si educa, perché è già tutto lì, un principio più che silloge di principi. Il punto di svolta nel libro è quando Andrea, reduce da un esame, chiama “mamma” Gina, la donna che la ha adottata. È un momento tenero non melenso. Con quella parola Andrea costruisce un passato in cui riconoscersi, lo istituisce come ricordo a cui rifarsi, un fondamento di futuro, diventa adulta, entra nel mondo, ma non subendone la legge della “conformità”, investendolo della sua singolarità, Un libro è fatto di lingua. Qui c’è una lingua curata, che rifiuta qualunque banalizzazione; ordinata, istituzionale, un controcanto alle vicende che appaiono disordinate. Questo stile evoca l’altro cruciale personaggio del libro, Gina e la funzione adulta di fronte all’esuberanza esistenziale dei giovani, Non interdire, non inseguire, ma attendere. Gina, una figura da non sottovalutare. Aspettiamo un libro su Gina
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