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Leda Palma, friulana trapiantata a Roma, ha pubblicato poesia e prosa, ma nel corso della sua esistenza si è occupata soprattutto di teatro e televisione, come autrice, regista e attrice. Questo volume, intenzionalmente mirato già dal titolo a un obiettivo di illuminazione e schiarimento - interiore ed esteriore-, ci appare giocato sull'abbandono allo scorrere del tempo, tra presente e passato, memoria recuperata e attenzione al presente. Le otto sezioni che lo compongono, infatti, oscillano tra l'idillio nostalgico, la testimonianza di fede, il resoconto di viaggio e l'omaggio affettivo a presenze amicali o familiari, rimanendo comunque fedeli nello stile a un rincorrersi fluido di suoni e immagini, privo di punti fermi e tassative cesure. "M'insegue il paese", dichiara un verso della prima sezione: e Pagnacco, paese nativo dell'autrice, rimane dopo tanti anni radicato nel ricordo, definito nei particolari concreti (le campane della chiesa, gli scuri e il focolare della casa, la polenta che "sfrigola" sul focolare, il camposanto) come nelle presenze animali e umane. Lo scavo sentimentale nella memoria produce inevitabilmente il recupero di presenze, e ad esse si dedicano versi commossi e grati, tesi a riscattare nella memoria disattenzioni o trascuratezze personali e collettive: la morte e la malattia di amici e parenti non è patita solo come dolore, ingiustizia, inadeguatezza, sensi di colpa, ma conduce a una verità per troppo tempo rimossa, temuta. Al di là di ogni fine va intuito un inizio, che non si spiega solo come consolazione riparatrice o speranza illusoria, ma come effettiva realtà di sopravvivenza. I cari scomparsi squarciano il buio della notte definitiva con il loro luminoso riaffacciarsi al ricordo, mentre nelle pagine conclusive del libro Leda Palma si apre a un presente capace di aderire con solidarietà al mondo vivo, quello che soffre di povertà in India, o viene violentato nell'infanzia, o è costretto a inumane migrazioni.
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