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W.M. Mead è studioso di sicura fama e va letto con molta attenzione. Ci si trova di fronte a uno di quei saggi che è molto raro trovare in primo piano nelle librerie perché siamo nell'ambito della letteratura scientifica, con il suo linguaggio e le sue scuole. Affrontando un argomento del genere (la politica estera americana negli ultimi anni, le sue radici e la sua possibile evoluzione) con tale tipo impostazione, è chiaro che vi è una certa complessità dei concetti, cosa del tutto scontata per chi ha studiato la materia o ha già affrontato libri del genere. Certo, si può anche non condividere alcune posizioni di Mead: a mio parere, le critiche a Bush sono troppo tenere e troppe sono invece le giustificazioni alla scellerata politica estera degli ultimi anni. Ma farei un torto a questo saggio se facessi credere che questi sono i punti di discussione più importanti. Il libro va molto oltre, affrontando diverse ed approfondite analisi: quella delle tendenze esistenti nelle classi dirigenti statunitensi e in particolare della visione neoconservatrice; quella, da un punto di vista americano, dei rapporti con l'Europa, con l'America latina e con l'Asia; l'analisi del fordismo e del passaggio all'economia del nuovo millennio; il ruolo dei vari strumenti della politica estera statunitense (potere di coercizione, di condizionamento ecc.).
W.R. Mead, storico autorevole,stimato in tutto il mondo, Senior Fellow al Council on Foreign Relations,uno dei più importanti Think Tank bipartisan degli Usa, è internazionalmente considerato tra maggiori specialisti in materia di storia diplomatica americana, autore, tra l'altro, di una pregevole e originale classificazione delle correnti tradizionali della politica estera americana (hamiltoniani, jeffersoniani, wilsoniani e jacksoniani), che ha il merito di trascendere la rigida dicotomia realismo vs. idealismo: forse questo non è il suo libro migliore, pur avendo ricevuto recensioni favorevoli da una rivista non certo "hitleriana" come The New York Review of Books, ma i toni usati dal recensore che mi precede (" versione a stelle e striscie del Mein Kampf", "ignoranza e beceraggine degli americani" "saggio di imbecillità"), fanno dubitare che abbia la minima dimestichezza non dico con la letteratura scientifica nel campo della storia politica e della scienza politica internazionalistica - prodotta a qualsiasi latitudine -, ma con il mondo reale, e mostrano una cultura generale quantomeno precaria, nutrita, inevitabilmente, di pregiudizi, rozzo moralismo e ideologia. Lo invito a lasciar perdere e magari prepararsi a recensire, che so, un eventuale masterpiece di Gino Strada e Alex Zanotelli in materia di relazioni internazionali, che, sono sicuro, surclasserà le opere maggiori di Mearsheimer e Waltz.
Praticamente è la versione a stelle e strisce del "Mein Kampf". Voto:zero. L'ignoranza e la beceraggine degli americani emerge pienamente da questo "saggio" d'imbecillità. Il valore della carta è sicuramente maggiore del valore dei contenuti.
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