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scheda di Lippolis, G.D., L'Indice 1991, n. 1
Questo volume - che raccoglie, oltre ai testi di Ferraris, anche una conversazione con Jacques Derrida, un suo breve scritto sulla poesia e un'utile biobibliografia del filosofo francese - rappresenta da un lato un efficace tentativo di esporre i temi fondamentali del pensiero di Derrida, rintracciandone i rapporti con alcuni interlocutori filosofici privilegiati (Husserl, Heidegger, Gadamer, Foucault, Rorty, ecc.), dall'altro uno sforzo di "moltiplicare le vie del dialogo" con il decostruzionismo stesso. Il compito che Ferraris si propone è infatti quello di mediare fra il pensiero di Derrida e gli ultimi esiti dell'ermeneutica - in particolare il "pensiero debole" di Gianni Vattimo. Un orizzonte comune, in questo caso, sarebbe costituito dal problema nodale del rapporto con la tradizione metafisica, non più pensato nella forma "ingenua" di un oltrepassamento inteso come "positiva affermazione (fondazionalistica) di un ordine nuovo". Ciò comporta una visione del nostro dialogo con il passato che pone l'accento sulla caducità dell'interpretazione, sulla radicale finitezza della nostra coscienza storica. A queste esigenze dell'ermeneutica viene incontro la teoria dell'"écriture" di Derrida che, decostruendo le pretese del discorso metafisico di giungere a una vera essenza delle cose, sgretola la convinzione di poter accedere a una verità presente e a una coscienza autotrasparente, consegnando l'interpretazione al dialogo intertestuale infinito, nel quale si è perduta l'enfasi della ricerca di un senso proprio e di un fondamento ultimo.
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