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L’idea di narrare un po’ della nostra storia attraverso la vita del conducente di una diligenza postale è indubbiamente originale, anche perché richiama un sapore pionieristico di frontiera che noi ben conosciamo grazie ai film western, dimenticando che negli stessi anni la vita non era dissimile anche in Europa. In effetti, pagina dopo pagina, ci si appassiona alle vicende di Liberio Fraterni, di quest’uomo che alla fine dell’Ottocento recapitava la posta nell’Alta Toscana. I personaggi non sono molti e direi che l’autentico e assoluto protagonista è Balio, un cavallo nero, unico nel suo genere, capace di trainare da solo la diligenza senza apparente sforzo e senza mai stancarsi, una bestia un po’ bizzosa, non del tutto domata e che mi sono chiesto che significato metaforico possa avere. Senza arrivare a una conclusione certa credo che il quadrupede in questione rappresenti il senso di libertà innato in ognuno di noi e a riprova di questa opinione sta il fatto che Balio, che stranamente non invecchia mai, non appena il progresso soppianta il trasporto con la diligenza, fugge e di lui non si saprà più nulla. Peraltro, l’autore a cui non si deve negare il merito di saper descrivere con abilità situazioni e paesaggi, mostra una spiccata attitudine a relazionarsi con la natura, il che può richiamare, ma solo in parte, un’altra figura di narratore, cioè Mario Rigoni Stern. Il romanzo in sé presenta appunto il motivo di interesse in questo rapporto fra Liberio e il cavallo, mentre l’aspetto storico, che dovrebbe costituire l’ossatura, a mio avviso è un po’ carente, nel senso che pur rappresentando un periodo a cavallo di due secoli non approfondisce più di tanto. Purtroppo, più si va avanti con le pagine e con gli anni emergono alcune lacune, come riferimenti fuorvianti a personaggi particolari. Per fortuna che le ultime pagine sono di rilevante valore, così che contribuiscono non poco a un giudizio sostanzialmente positivo.
Il libro narra la storia di uno degli ultimi "postali" quei guidatori di diligenze che portavano posta e passeggeri dalla città fino ai più piccoli paesi dell'Italia monarchica. La storia comincia agli inizi del '900 e attraverso gli occhi di Liberio Fraterni ci parla di un epoca di grandi cambiamenti in un ambientazione molto ristretta: la valle del Serchio e Lucca. E' il declino di un epoca e di uno stile di vita che verrà irrimediabilmente modificato dal progresso e dagli avvenimenti storici; con il racconto di una quotidianità banale si ha lo scorcio su avvenimenti storici quali la grande guerra, la caduta della monarchia, l'avvento del fascismo il tutto arricchito dagli incontri casuali del protagonista con illustri personaggi dell'epoca, ma con l'ombra della modernità che avanza e che presto sconvolgerà tutto sotto forma del treno che sta raggiungendo anche le piccole località. E' una storia molto semplice ma allo stesso tempo intrigante e poetica; il libro è ben scritto e molto fluido, l'unica pecca a mio avviso è che si fa molto riferimento a località che, per chi non conosce le zone, possono essere non individuabili.
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