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La pittura in Francia nel XV secolo - Frédéric Elsig - copertina
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La pittura in Francia nel XV secolo - Frédéric Elsig - copertina

Descrizione


Lo studio della pittura francese del XV secolo negli ultimi decenni si è notevolmente arricchito permettendo di riportare alla luce molte personalità da tempo cadute nell'oblio e di ricostruire l'attività di numerosi centri artistici che costituiscono anelli essenziali della catena di scambi europei. Questo libro cerca di rintracciare tale complessa geografia artistica a partire dall'analisi dell'interazione delle corti francesi e dell'ambiente parigino ai tempi del gotico internazionale, per approfondire le modalità di diffusione dell'"ars nova" e la sua parziale assimilazione nel regno di Francia ai tempi di Carlo V e Luigi XI. Evidenzia infine la normalizzazione di un linguaggio propriamente francese, fondato sul modello di Jean Fouquet.
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Dettagli

2004
21 ottobre 2004
155 p., ill. , Rilegato
9788874391370

Voce della critica

Il 2004 è stato un buon anno per i "primitivi" francesi. In primavera, il museo del Louvre ha consacrato loro un'intelligente esposizione (Primitifs fran&çais. Découvertes et redécouvertes), per celebrare la grande mostra parigina che, nel 1904, diede l'avvio agli studi scientifici sull'argomento ed esemplificare i progressi della ricerca negli ultimi trent'anni. In ottobre è apparso in libreria l'agile volume di Frédéric Elsig, che si propone come viatico alla conoscenza della pittura francese del XV secolo e come bilancio critico degli studi recenti.

Specialista di pittura francese e fiamminga fra XV e XVI secolo, Elsig organizza il suo libro, aperto da una breve introduzione storiografica, in tre parti: dopo aver trattato la pittura del periodo gotico internazionale, fiorita nelle corti del re di Francia Carlo VI e dei suoi zii, i duchi di Berry e di Borgogna, fra il 1380 e il 1435, passa ad analizzare la diffusione delle innovazioni della nuova pittura fiamminga, nata dal genio di Jan van Eyck, Robert Campin, Roger van der Weyden. La terza parte, che copre il periodo dal 1483 al 1515, segue la definizione progressiva di una maniera francese e la sua successiva crisi, quando si impone, sotto il regno di Francesco I, l'ammirazione per il Rinascimento italiano. Alcuni dei grandi maestri cui il libro è dedicato sono noti al lettore italiano: i fratelli Limbourg, miniatori al servizio di Jean de Berry, Jean Fouquet, operoso a Tours, principalmente per la corte, a metà Quattrocento, Enguerrand Quarton, suo contemporaneo attivo in Provenza. Altri artisti, pur di grande merito, sono forse meno conosciuti al di fuori della cerchia degli specialisti, da Jean Malouel a Jean Hey (in cui quasi tutti riconoscono ormai il cosiddetto maestro di Moulins), per non parlare di personalità la cui fisionomia è frutto di acuti e recenti esercizi di ricomposizione di opere sparse e di documenti reticenti: André d'Ypres e suo figlio Colin d'Amiens, Jean Poyer o Antoine de Lonhy, resuscitato da Fran&çois Avril e Gianni Romano. Il lettore italiano, che poteva già contare sugli ampi contributi di Fabienne Joubert e Dominique Thiébaut in La pittura francese (Electa, 1999), può ora profittare anche di questa sintesi non priva di novità per accostarsi a tali pittori.

Frédéric Elisg propone un percorso che privilegia la ricostruzione delle maniere individuali dei vari maestri e delle grandi linee dell'evoluzione stilistica; l'operazione è più difficile per la Francia che per l'Italia del periodo, giacché oltralpe l'identificazione di gruppi di opere dai caratteri omogenei con artisti noti dai documenti o dalle fonti è spesso ipotetica, come mostrano le resistenze residue a collegare il nome del ben documentato Barthélémy d'Eyck alle opere, cruciali per la storia della pittura francese, riunite sotto l'etichetta di maestro del re Renato. Nella delineazione di tale percorso l'autore è guidato da una sicura conoscenza del materiale sopravvissuto; il testo abbonda anzi di rinvii a numerose opere inevitabilmente non illustrate, di modo che il lettore non specialista dovrà talora ricorrere alle aggiornate indicazioni di lettura finali per seguire il discorso nelle sue articolazioni.

Se le esigenze di sintesi sono all'origine di talune formulazioni fin troppo ellittiche (vedi il riferimento al "ballo degli ardenti" a p. 11), occasionali sviste nella traduzione o nella revisione (ad esempio, il biblico fabbro Tubalcain è chiamato "Tubal-Caino" a p. 50) non sono d'ostacolo alla comprensione. Il testo restituisce un'immagine complessa del panorama pittorico francese, evocando la ricchezza degli scambi tra i vari centri di produzione e i modi in cui i modelli italiani e fiamminghi, presenti in varia misura e combinazione nel corso del secolo, sono assimilati e trasformati dagli artisti francesi. Le vie diplomatiche e le rotte commerciali lungo le quali si spostano artisti, opere, forme ricevono un'attenzione sostenuta, così come le reti di conoscenze che favoriscono i contatti fra committenti e fra artisti. Il riconoscimento del carattere internazionale degli stimoli che sollecitano i pittori francesi non impedisce di distinguere le peculiarità delle diverse tradizioni regionali.

Elsig insiste inoltre sulla poliedricità dei pittori del tempo, che non solo dipingevano tavole e affrescavano cappelle e castelli, ma fornivano modelli per vetrate e per arazzi, miniavano manoscritti, allestivano decori effimeri, illustravano libri stampati. La varietà e la qualità di queste creazioni emergono dal generoso apparato fotografico a colori, dove la sorpresa generata da qualche assenza illustre è compensata dall'inclusione di opere relativamente poco note. Accompagnate da sobri commenti, le immagini sostengono bene con il loro montaggio l'argomentazione dell'autore.

M. Tomasi

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