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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2015
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo romanzo, di poco più di 160 pagine, parla di libri ma è ricco di silenzi. E' una perlina preziosa che luccica di solitudine, dolore e poesia. Pochi tocchi d'inchiostro ma di grande sensibilità e liricità, che ti lasciano lì, a fissare la pagina, con un magone dolce in gola. Non dimenticherò mai il gigante libraio Vollard e la sua libreria, Il Verbo ESSERE, e nemmeno la piccola, fragile Eva dagli occhioni scuri e il cappottino rosso. Una storia triste, toccante, che fa stranamente bene al cuore come una musica nella notte e che io ho amato dalla prima all'ultima pagina.
Mah!!!A me non è sembrato chissà cosa,mi aspettavo qualcosa di più viste le critiche,invece,mi ha deluso parecchio!!!
una storia drammatica ma bella nella sua tristezza, uno stile sottile per decrivere la vita e la morte, un romanzo che, anche se pesante in alcuni tratti, trascina fino in fondo in un vortice di emozioni contrastanti.
Recensioni
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"Le cinque. Saranno esattamente le cinque di sera quando sotto la pioggia gelida di novembre il furgoncino del libraio Vollard (Étienne) lanciato a tutta velocità investirà in pieno una ragazzina che si getta improvvisamente sotto le ruote. Esili membra, carne pallida e dolce sotto la giacca a vento e i collant rossi, la ragazzina corre diritta davanti a sé. Nebbia di lacrime, panico di bambino sperduto e, all'ultimo secondo, quello sguardo di terrore sotto la frangia scura. Venuto dal nulla, quel piccolo corpo vola scomposto per la violenza del colpo". LÆincipit vibrante della Piccola Chartreuse getta il lettore nel cuore di una vicenda drammatica: in una città circondata dalle montagne, il destino di un metodico libraio di mezz'età incrocia violentemente quello della piccola Éva e di sua madre Thérèse. Le loro vite non potrebbero essere più distanti, seppur attraversate da un simile sentimento di scoramento e solitudine: quotidianamente trascorsa in lettura su una poltrona sfondata della libreria Il Verbo Essere quella del possente Vollard, sospesa tra incanto e abbandono quella di Éva, nervosamente spesa in corse in auto senza meta e inoperose soste nelle stazioni o nei grandi magazzini quella della giovane e fragile Thérèse. Il tragico incontro travolge fisicamente Éva, ma anche i principi e le abitudini delle esistenze dei due adulti, aggravandone lo stato di crisi e forzandoli a una svolta. Saranno i versi e i frammenti di prosa memorizzati in anni di lettura a condurre il quieto Vollard all'azione e l'irrequieta Thérèse all'ascolto. Il potere delle parole, non necessariamente salvifico, è infatti il senso ultimo di un romanzo intenso e ispirato, sebbene la scelta di immagini e simboli a tratti prossimi all'ovvietà faccia seguire a un inizio folgorante un più scontato scioglimento.
Annalisa Bertoni
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