2 volumi in-4° (297x187mm), pp. XXIX, 237, (1) di giustificazione; 259, (1) di giustificazione; brossura editoriale ripiegata color crema con titolo a stampa azzurra entro filettatura di eguale colore. Camicia cartonata con titolo al dorso e custodia anch'essa cartonata. 8 tavv. ripiegate f.t. con illustrazioni di Grimod de la Reyniere, riprodotte dalle edizioni de l'Almanach des Gourmands degli anni 1803-1812. Ex libris. Eccellente stato conservativo (astuccio leggermente inpolverato). Edizione talloniana del volume più celebre della storia della letteratura culinaria, impressa in 1.000 copie numerate (n° 719) "sur vélin blanc pur chiffon des Papeteries Ventura de Cernobbio", appositamente fabbricata e filigranata con il nome di Brillat-Savarin. Introduzione di Pierre Andrieu; il testo è basato, con minime varianti, sull'edizione del 1834. Finito di stampare il 6 settembre 1967. All'edizione è accluso un foglio sciolto di 4 pp. con uno scritto di Jean Prinet sulla "Physiologie du Goût". In copertina e al frontespizio sono riprodotti i marchi de "Les presses de l'Hôtel de Sagonne", a ricordo di quando le officine tipografiche Tallone erano impiantate nell'omonimo palazzo parigino (si tratta tuttavia a tutti gli effetti di un'edizione di Alpignano, con la dicitura "se vend a Paris chez Jammes, libraire"). Il trattatello, stampato per la prima volta nel 1826 in forma anonima, consiste in una serie di "causeries" ricche di precetti e di aneddoti relativamente al rapporto tra la gastronomia e i vari popoli; innumerevoli volte ristampato, è senz'ombra di dubbio il più grande classico dell'intera letteratura gastronomica. Brillat-Savarin (Belley, 1755-Parigi, 1826), rappresentante della giurisdizione di Bugey agli Stati Generali, poi esule in Svizzera e negli Stati Uniti e, al suo ritorno, commissario al tribunale di Versailles e Consigliere di Cassazione, fu anche autore di scritti di diritto e di economia politica, tutti oggi eclissati dalla fama del suo capolavoro culinario, la cui immensa fortuna e risonanza anche in àmbiti non a rigore gastronomici è dovuta anche alla piacevolezza e levità dello stile, che intreccia alle ricette estrose digressioni di indubbio pregio letterario e aforismi rimasti celebri ("Dimmi che cosa mangi e ti dirò chi sei"; "Il destino delle nazioni dipende dal modo con cui si nutrono", etc.). Il libro piacque anche al grande Honoré de Balzac che mediò la titolazione e lo schema della sua "Fisiologia del matrimonio" proprio dal trattato del grande gastronomo. Pellizzari CXXXVI. Cfr., per le varie edizioni dell'opera, Vicaire, "Bibliographie gastronomique", p. 119. Bitting, p. 60. Cagle, 98. Crahan, 491. "Heirs of Hippocrates", 1128. Simon, p. 218. Harrison, 137.
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